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Mihajlovic torna divisivo, ma tocca a lui chiarire il futuro

Manuel Minguzzi

Detto che in vista del settimo anno di Saputo è lecito provare a capire se ci potrà essere un definitivo salto di qualità – un club come il Bologna, con questa proprietà, non dovrebbe accontentarsi di undicesimi posti – e Sinisa Mihajlovic vorrebbe semplicemente sapere se il progetto interrotto dal Covid può essere ripreso, non si può trascurare il fatto che l’allenatore dovrebbe provare a placare i suoi tormenti. Almeno pubblicamente. Siccome il club ha con lui un contratto fino al 2023, toccherà a Sinisa sciogliere le riserve sul futuro, anche perché il Bologna, come noto, vorrebbe proseguire con lui. Dall’altro lato, le sue esondazioni lo porteranno ad inevitabili critiche e già oggi si inizia registrare un clima già vissuto: criticare l’allenatore per attaccare i più critici verso la società. Succede anche il viceversa, ovviamente. Sarebbe invece meglio non avere partiti e guardare la situazione nella sua globalità: Mihajlovic non è il miglior allenatore del mondo e anche lui incorre in errori, dall’altro è palese come il Bologna abbia fatto fatica nelle ultime sessioni di mercato a colmare le lacune presenti in rosa. Ecco, Sinisa non merita di essere trattato come qualche suo predecessore solamente perché ha richiesto un salto di qualità, che magari era impossibile dopo due o tre anni ma fattibile dopo sei.

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