lo spunto

Quarantuno partite da Europa: l’utopia lascia spazio alla realtà

Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 

Quarantuno partite sono tante, tantissime, perché dentro c'è tutto lo scibile di un campionato, big e piccole, squadre in forma e squadre meno in forma, ma con una unica costante: il Bologna. Pensare che per lunghe quarantuno partite, in un anno solare, i rossoblù non siano mai calati di una virgola nel loro rendimento spiega bene il perché ora tutti nutrono grande rispetto e anche un pizzico di paura nell'affrontare una squadra che non si arrende mai, perde pochissimo e dimostra una capacità di vivere dentro la partita come quasi mai si era visto da queste parti. Ciò che più sorprende del lavoro di Thiago e dei ragazzi è l'intelligenza di mantenere una identità ma plasmandosi ove necessario ad avversario e spartito del match, capire quando c'è da rischiare e quando no, quando cogliere il momento e renderlo proprio. Si dice spesso che una partita è fatta al suo interno di più partite e il Bologna di Motta riesce ad interpretarle tutte nel miglior modo possibile, compattandosi quando c'è da stringere i denti e aggredendo quando il match lo consente, senza però perdersi e smarrirsi quando alcune cose non riescono come nel primo tempo con la Lazio. Il Bologna di oggi è capace di una continua metamorfosi senza snaturarsi e questo rende la vita oltre modo complicata agli avversari, i quali sono costretti ad interpretare una squadra a più facce e a leggere un libro che cambia sceneggiatura ad ogni pagina senza dare punti di riferimento tangibili. Insomma, non si sa che pesci pigliare. E tornando ai punti, oggi il Bologna viaggia ad una media di 1,63 a gara, che in proiezione farebbe circa 62. Ma a questo sì, meglio non pensarci perché nel mezzo c'è un viaggio tutto da vivere senza particolari pensieri. E certo, prima o poi il Bologna una partita la perderà ma immaginiamo sarà una grande fatica per l'avversario. Oggi il Bologna è meglio evitarlo per tutte.


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