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In mezzo a tutto questo deve lavorare la squadra, chiamata da un lato a cavalcare l'energia e l'empatia che si sono create, ma dall'altro a rimanere con i piedi ben saldati a terra. Diffido sempre dei troppi complimenti come delle troppe critiche - i primi rischiano di far perdere lucidità, le seconde affossano - mentre apprezzo il sano equilibrio, il connubio in giusta dose tra entusiasmo e realtà. Il Bologna, per fare le cose in grande, deve credere in se stesso, avere autostima e consapevolezza, sfruttare un Dall'Ara versione Bombonera, e sentirsi in grado di battere chiunque. La fame c'è tutta e non va smarrita, mentre l'autostima deve essere calibrata per non sfociare nella presunzione. Una alchimia che Italiano dovrà portare avanti con gli ingredienti giusti e ben dosati tra loro, per una ricetta magica e prelibata. Poi, ci siamo noi giornalisti, che abbiamo il delicato compito di veicolare ciò che circonda la squadra. I freddi numeri dicono che per vincere uno Scudo servono più di 80 punti e oggi la proiezione del Bologna è di 72, ma anche che non c'è una dominatrice assoluta del campionato e che tutto può accadere. Per far sì che in mezzo al gruppone sbuchi una maglia rossoblù in testa, come quando i radiocronisti narravano le vittorie di Fausto Coppi, serve che tutto funzioni a puntino, cioè che ognuno faccia la propria parte. Da Saputo in giù, passando per dirigenti, allenatori, calciatori, magazzinieri, finanche a tifosi e giornalisti, tutti avranno un loro peso nella costruzione di un sogno che per ora viaggia sotto voce, ma che speriamo di poter pronunciare a decibel più alti. In medio stat virtus...

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