La parola Scudetto, in sintesi, va maneggiata con cura. La si potrebbe perfino sussurrare, renderla benzina per la passione già voluminosa della piazza, ma senza abusarne, senza esasperarne il concetto, per non renderla troppo ingombrante e prematura in un cammino lungo e laborioso e che ha mosso solo i primi passi. Dall'altro lato, guai a placare l'entusiasmo della piazza, guai a limitare la carica del tifo (a proposito, spero che la curva torni a cantare...), guai ad ammansire un clima euforico e coinvolgente che allo stadio fa solo che bene alla squadra. I tifosi sono tifosi e hanno come primo e insindacabile diritto quello di sognare, sperare, cullare un Paradiso che richiama al 1964, anche con corsi e ricorsi storici ben auguranti. Ve ne cito due, giusto per farvi entrare in un mood ancora più travolgente. Solo in due occasioni la Juventus è stata la prima in stagione a esonerare un allenatore in campionato. Sì, proprio nel 1963/64 con Amaral silurato dopo quattro giornate, seguito qualche anno più tardi da Carniglia, cacciato a inizio stagione nel 1969/1970. Nel primo caso il Bologna vinse lo Scudetto, nel secondo la Coppa Italia. Se volete un terzo indizio, eccolo. In quel campionato '63/'64, il Bologna dopo undici giornate (c'erano meno squadre e due punti a vittoria) era esattamente distante tre punti dalla vetta. Come ora...
tuttobolognaweb esclusive tbw La magica parolina Scudetto da maneggiare con cura. Sognare si può, senza esagerare
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