Ora il Bologna, nonostante 3 anni e 2 mesi accanto a Sinisa, come uomo e come mister e per giunta, profumatamente pagato (2 milioni netti a stagione), viene visto come la pecora nera che ha messo alla porta un mister malato. Ogni decisione presa sarebbe stata quella sbagliata, e lo scrissi in altri precedenti editoriali in tempi non sospetti. Tenerlo solo perché malato, per compassione, non sarebbe stato sbagliato ugualmente? Lui stesso aveva asserito di voler essere giudicato come mister, senza essere condizionato da altri parametri umani. I giocatori, la società, la piazza, gli è stata vicina anche quando nel 2021 Mihajlovic si era guardato attorno, specie nella Capitale, e gli è stato vicino anche quando in occasione di Bologna-Benevento, sul pullman davanti all’antistadio, prese in giro il pubblico che attendeva l’arrivo del della squadra con -2 gradi e sotto ad una fitta nevicata per un 1-1 finale. Gli è stato vicino dopo la sconfitta di Empoli e aveva fatto finta di non sentire le ultime uscite non proprio del tutto professionali: “Posch non lo conosco, Moro deve prendere qualche chilo, Sosa non è pronto”. A me dispiace ma non c’erano più i presupposti per proseguire. Anche i senatori faticavano, sibillina la frase di Arnautovic a fine partita di La Spezia. Pensare ad un dimissionario Mihajlovic era utopistico e così, complice anche la critica mediatica verso una scelta sbagliata, perché intollerabile verso un professionista malato, non sarà facile trovare un sostituto. Ripeto, Saputo aveva tutto il dovere di relazionarsi con l’uomo Sinisa e non attraverso una nota, dopo essere già volato in Canada. I rapporti tra Joey e Sinisa, erano incrinati da tempo. Un mister, deve poter essere presente con tutta la sua energia, con tutto il suo piglio a tutti gli allenamenti, ritiri e in panchina durante le partite, almeno ufficiali. Diversamente, demanderebbero tutti, lavorando in smart working. L’eccezione che conferma la regola, aveva appunto i crismi dell’eccezionalità.