Per questo porto avanti la mia lotta contro il Var (pur consapevole che non si tornerà indietro, aggiungo purtroppo): ho sempre sostenuto che sia uno strumento che aumenta la disparità tra decisioni giuste e decisioni sbagliate, e continuo a pensarlo. Perché il Var interviene su un calcio di rigore e non su un calcio di punizione dal limite? Perché il Var interviene sulle espulsioni dirette e non sulle espulsioni derivanti da doppia ammonizione? Chi stabilisce cosa sia più o meno decisivo ai fini del risultato finale o della segnatura di un gol?
editoriale
La commedia dell’assurdo del Var. Ma non è l’unico problema
Anche per questo c'è chi sostiene che il Var a chiamata possa essere un giusto compromesso. Ma siamo proprio sicuri? Andatevi a vedere la rete convalidata ieri al Pineto in Serie C contro il Forlì nonostante la chiamata dell'FVS (richiesta di moviola in campo per intenderci). Una decisione folle di mancato fuorigioco attivo che ho visto in diretta e che mi ha fatto riflettere su un'altra cosa: la mediocrità dell'attuale classe arbitrale italiana. Perché il Var commette un sacco di errori, è sotto gli occhi di tutti, ma quanti ne commettono gli arbitri? Quante decisioni non corrette prendono in campo? È impossibile ormai quantificarle, ogni giornata di campionato sono sempre di più. E anche quando il Var correttamente richiama gli arbitri al monitor, spesso questi ultimi riescono comunque a sbagliare o a decidere in modo approssimativo. Altro esempio: in Samp-Frosinone è stato revocato un calcio di rigore inizialmente assegnato per un tocco di mano di un giocatore in scivolata; non mi ha fatto riflettere la decisione in sè, ma il fatto che questa sia stata presa dall'arbitro dopo aver rivisto al monitor un fermo immagine, una foto insomma, e mai l'azione in dinamica.
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