Il calcio è di tutti, si dice spesso. Invece, pur di giocare una partita da rinviare, per ovvi motivi, si è cercato in tutti i modi di disputarla a porte chiuse, con zero persone allo stadio, alla faccia del calcio di tutti e alla faccia di ciò che è successo, che alla fine è ben più impattante di un pallone che rotola. E se si fosse giocato a porte aperte la Curva Andrea Costa, giustamente, avrebbe disertato. C’è sempre un confine che delimita la necessità di andare avanti, oltre le sfighe e le disgrazie, a quella di fermarsi: il buon senso. Il buon senso diceva che una partita così, peraltro di cartello e da 30 mila spettatori, non era gestibile in una zona della città dolorosamente colpita dalle esondazioni, con fango ancora ben visibile nelle zone limitrofe allo stadio Dall’Ara, persone e volontari a darsi una mano nelle pulizie, mobili da buttare, case da rimettere in sesto, eventi sportivi a più livelli rimodulati e pioggia ancora incessante, ma tutto questo sembrava non valere per il calcio di Serie A, soprattutto per il Milan che ha continuato a guardare al suo orticello, alla presunta 'regolarità' del campionato che sarebbe stata inficiata dalle squalifiche di Hernandez e Reijnders contro il Napoli. Ecco, fate un viaggio qui e andate a sottoporre il problema a chi ha perso casa, in modo da capire quali siano le vere priorità della vita in condizioni di emergenza. Altroché gli squalificati.
lo spunto
Evitato un calcio nel fango
Bologna-Milan giustamente rinviata, ma che fatica. Il buon senso non c'è più e a chi si lamenta consigliamo di passare da queste parti