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Cosa si intende per salto di qualità?

Manuel Minguzzi

Veniamo al famoso salto di qualità, concetto che torna in auge ogni volta che il Bologna perde una partita. Per tarare quello che sta accadendo ai rossoblù occorre ricordare che l'anno scorso la squadra ha perso ben 17 partite su 38, significa quasi una ogni due (ora è quasi una ogni tre) e vinto una partita ogni quattro mentre oggi è una ogni tre, ed eliminare il concetto di 'sconfitta cronica' è difficile e laborioso. Non a caso è servito un cambio modulo dopo la terza disfatta stagionale tra Ternana, Inter ed Empoli. Se consideriamo i punteggi in classifica, essere a 41 significa avere molto vicina la zona retrocessione, basta un passo falso e ci sei dentro, invece essere a 52 (la proiezione odierna, speriamo sia confermata anche a fine stagione) vuol dire altro. Non Europa, certo, ma sicuramente un primo salto di qualità rispetto al passato. Ecco, vincere domenica contro il Venezia - lo ripetiamo, partita abbordabile - avrebbe voluto dire un secondo salto di qualità, ovvero quello di un balzo in prospettiva non di dieci punti ma di venti, perché il primo, tutto sommato, invece c'è già stato. E' possibile per una squadra come il Bologna, che non è cambiata tantissimo rispetto all'anno scorso, scalare venti punti in un anno avendo in più Arnautovic e Theate? Probabilmente no. Ora La Spezia, partita delicata, anche perché anticipa un finale di andata decisamente più complicato con Roma e Juve ancora da incontrare. Seguendo la logica della proiezione, vincendo il Bologna la aumenterebbe a 57, pareggiando resterebbe attorno a 51 mentre perdendo scenderebbe a 48. Cosa accadrà?