lo spunto

Caro campionato, non sei credibile: lo scontro Ausl-Lega Serie A non ha senso

Manuel Minguzzi

Ora, che serva una soluzione è fondamentale e banale, ma non solo guardandola dal lato della Lega Serie A. Tutti puntano il dito contro le Ausl che non dovrebbero decidere l'andamento di un campionato di calcio, e sarei anche d'accordo, ma il risultato di una competizione non può nemmeno essere deciso da una partita giocata con i ragazzini purché ce ne siano 11 in campo. Se il Bologna oggi avesse mandato in campo 5 o 6 Primavera pur di giocare avremmo sul serio soddisfatto i requisiti dello sport? No. E allora che fare? Se si vuole evitare l'influenza delle Ausl sul campionato di calcio servono regole chiare su come poter andare avanti nonostante il Covid. Una può essere che con un certo numero di positivi in un gruppo squadra la Lega disponga il rinvio in uno slot di calendario fissato appositamente per eventuali problemi (mi spiegate il senso di una sosta nazionali a gennaio e della Nations League a giugno?). Invece che obbligare al gioco servirebbe garantire la competizione sportiva, rinviando ciò che il virus, e non le Ausl, non permette di fare nell'immediato. Oppure c'è la soluzione più di stampo 'compromesso sanitario'. Consentire ai giocatori negativi, se vaccinati completamente, di poter giocare nonostante il contatto con una persona positiva. Oggi le norme hanno eliminato la quarantena per i vaccinati con terza dose che sono entrati a contatto con un positivo, a patto che utilizzino la Ffp2. I giocatori non possono giocare con la mascherina, ma si può fare una deroga e consentire a tutti quelli del gruppo squadra, con tampone negativo, di scendere in campo. Servirebbe l'obbligo vaccinale della terza dose a cui ha fatto menzione Marotta oggi. Di fatto, il Bologna sarebbe sceso in campo con i convocati diramati ieri e all'interno di regole chiare e limpide, che ora non ci sono. E se non c'è una regola chiara prevale la salvaguardia della salute in un solco in cui agiscono le Ausl.