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L’importanza di chiamarsi Alberto

Se il Bologna sembra aver finalmente trovato la giusta quadra in fase difensiva, come dimostrano i 343 minuti consecutivi di imbattibilità raggiunti da Curci, soprattutto grazie al passaggio alla difesa a tre e all’inserimento di un...

Marco Francia

Se il Bologna sembra aver finalmente trovato la giusta quadra in fase difensiva, come dimostrano i 343 minuti consecutivi di imbattibilità raggiunti da Curci, soprattutto grazie al passaggio alla difesa a tre e all’inserimento di un vero mediano a centrocampo, i problemi palesati dalla cintola in su in questa prima, soffertisisma, parte di stagione sembrano essere ben lontani dall’essere risolti. Niente meglio dei dati che mi accingo ad elencare può rendere l’idea dei problemi offensivi della squadra di Pioli: nonostante i quattro gol segnati nelle sfide contro Livorno e Cagliari, l’ultimo gol realizzato da un attaccante è quello messo a segno, su calcio di rigore, il 20 ottobre scorso da Alessandro Diamanti, nella sfortunata trasferta di Sassuolo; per ritrovare l’ultima rete su azione messa a segno da un elemento del reparto avanzato (escludendo volutamente Kone, troppo spesso impiegato lontano dalla porta avversaria) bisogna andare ancora più indietro, di quasi un mese, precisamente al 25 settembre, quando Cristaldo mise a segno la rete del provvisorio 3-1 nella sfida interna contro il Milan. Un’eternità, insomma; e quello, a ben guardare, rimane l’unico gol su azione realizzato da un attaccante rossoblù in campionato, visto che le tre realizzazioni di Diamanti sono arrivate tutte su palla inattiva (due rigori ed una punizione) e che pure la rete di Moscardelli, firmata nel pareggio interno contro la Sampdoria, nacque dagli sviluppi di un’azione su palla inattiva. Di Bianchi, l’uomo scelto per rimpiazzare Gilardino, ancora nessuna traccia, così come di Acquafresca, altro oggetto misterioso della gestione Guaraldi-Zanzi-Pioli.

Insomma, senza le invenzioni di Pana-gol Kone (che non può non essere impiegato in posizione più avanzata) e le insperate quanto provvidenziali marcature dei golador improvvisati Crespo, Garics e Pazienza, il Bologna, con ogni probabilità, languirebbe ancora sul fondo della classifica, molto più vicino al fanalino di coda Chievo di quanto non dicano i cinque punti che ci separano dai pandorini. Due di quei tre gol “miracolosi”, per di più, sono arrivati quando la squadra avversaria (il Cagliari, nello specifico) si trovava in inferiorità numerica, sbilanciata in avanti alla ricerca del pari e decisamente demotivata. Quali sono i motivi di un rendimento simile? Si potrebbe scrivere un trattato a riguardo, ma, sintetizzando al massimo il mio pensiero, le cause di questa situazione sono da ricercare in prima analisi nella quasi totale assenza di un’idea di gioco, specie in fase di costruzione della manovra, e in seconda battuta sulla mancanza degli uomini che quest’idea dovrebbero costruirla prima e finalizzarla poi. Di un registra o, più modestamente, di un metronomo, che sappia dettare i ritmi e dare precise geometrie alla squadra, siamo ormai abituati a fare a meno, mentre alla carenza di un vero e proprio uomo-gol, di un “bomber”, non ci siamo ancora avvezzi; troppo recenti i fasti dell’era Di Vaio ed i 13 gol messi a segno nella scorsa stagione da Alberto Gilardino per essere già dimenticati.

L’attaccante biellese, pur non essendo un giocatore appariscente o particolarmente bello da vedere, è tremendamente efficace, non solo sotto porta, come dimostrano le 165 marcature in Serie A (di questi, cinque li ha realizzati in questa stagione con la maglia del Genoa), ma anche in supporto alla squadra, essendo capace in molte occasioni di reggere sulle proprie spalle tutto il peso della fase offensiva di una squadra. In particolare in una partita, la trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, l’assenza di un uomo come Gilardino si è fatta clamorosamente sentire: mentre gli attaccanti rossoblù sbattevano ripetutamente contro il muro eretto davanti alla porta difesa da Pegolo, in una delle rare apparizioni di questa stagione in cui il Bologna è stato capace di creare caterve di occasioni di gol, Gila andava a segno ben due volte con un’altra maglia rossoblù indosso, quella del Genoa, nella sfida interna del Grifone contro il Chievo; soprattutto la seconda realizzazione, di naso, strideva alquanto in confronto alle insormontabili difficoltà incontrate dagli avanti bolognesi al Mapei Stadium, in particolare al gol clamorosamente fallito da Bianchi nel finale.

Sistemare la difesa, come sembra essere riuscito a fare Pioli nelle ultime apparizioni, era un obiettivo imprescindibile per poter coltivare fondate speranze di salvezza; trovare la via del gol con una certa continuità e con gli uomini preposti a questo compito è altrettanto importante: i Crespo, i Garics e i Pazienza, ahimè, non segneranno in eterno.