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Diamanti e Bologna: una passione da riaccendere

Alessandro Diamanti è un calciatore che parla poco, ma quando lo fa non è mai banale o scontato. Le sue dichiarazioni creano quasi sempre nuovo lavoro per i giornalisti e dibattito tra i tifosi e anche ieri è andato tutto...

Redazione TuttoBolognaWeb

Alessandro Diamanti è un calciatore che parla poco, ma quando lo fa non è mai banale o scontato. Le sue dichiarazioni creano quasi sempre nuovo lavoro per i giornalisti e dibattito tra i tifosi e anche ieri è andato tutto secondo copione. Invece di smentire la tesi secondo cui si sarebbe incrinato qualcosa tra Alino e Bologna, le parole del capitano rossoblù hanno di fatto confermato questa impressione proposta dal noto opinionista Ivan Zazzaroni e chiarito cosa fosse questo "qualcosa". Durante la disfatta contro il Verona sono infatti arrivati all'indirizzo di Diamanti e di altri compagni alcuni insulti da parte di un numero ristretto di tifosi ma a ciò bisogna anche aggiungere anche la convinzione nata in qualcuno dopo la partita di Cagliari che questo Bologna possa vincere e giocare addirittura meglio senza il suo numero 23. Come al solito in questi casi nessuno ha completamente torto e nessuno ha del tutto ragione visto che il rispetto è la prima regola del vivere civile ed il calore del tifo non giustifica le ingiurie gratuite e personali, ma che l'evidente momento di difficoltà del simbolo rossoblù inevitabilmente richiama le critiche di un pubblico competente come pochi altri. Senza addentrarsi quindi in questioni partigiane, risulta più utile analizzare il problema nel suo complesso alla luce dell'intera esperienza bolognese del fantasista toscano. Nella sua prima annata al Dall'Ara, Diamanti poteva infatti giocare affianco ad un altro talento come Ramirez con cui cercare il dialogo e dividere i maltrattamenti dei difensori avendo davanti un grande finalizzatore come Di Vaio. Lo scorso anno, privato di entrambi i compagni, si è trovato in difficoltà finchè la sapienza tattica di Pioli non gli ha costruito intorno un meccanismo in grado di valorizzare le sue qualità tecniche e soprattutto fino a quando non ha trovato con Gilardino quell'alchimia che gli ha permesso di guadagnare anche un posto stabile in Nazionale. Oggi ancora una volta la pessima gestione della rosa da parte della dirigenza lo ha messo di fronte ad una nuova rivoluzione e ad una squadra mai come ora povera dal punto di vista tecnico e improvvisata sul piano tattico. Quando tutto sembrava perduto, Pioli ha deciso di favorire il reparto difensivo e solo ora sta iniziando a lavorare sulla fase d'attacco quindi finora Diamanti si è trovato spesso solo in balia dei marcatori avversari e della propria insofferenza nei confronti degli arbitri. Non c'è più Ramirez a subire falli al suo posto, nè Gilardino ad inventare giocate che sopperiscano all'assenza di cross decenti dal fondo. I tecnici delle altre squadre ormai sanno chi marcare e come fermare l'unico riferimento certo del gioco rossoblù così come conoscono a memoria anche gli schemi tentati in questi anni su calcio piazzato. Quando arrivano questi momenti la soluzione non va più cercata nelle proprie doti tecniche o in complicate soluzioni tattiche ma bisogna soltanto che il campione spenga la luce su di sè per accendere quella sui propri compagni. Perdere tempo e fiato in copertura non aiuta la squadra più di un tiro velleitario da lontanissimo: oggi Diamanti deve diventare il regista nascosto del Bologna in grado di esaltare le doti dei compagni. Una triangolazione che permetta ad un esterno di andare al cross dal fondo per la testa di Bianchi non finirà sui tabellini, ma porterà comunque un beneficio alla causa più importante che è e sarà sempre la salvezza del Bologna. E con essa torneranno applausi e affetto per tutti, magari anche per quei compagni che in questi anni sono finiti spesso nell'ombra o che hanno dovuto sopportare critiche ben più dure di quelle piovute sul capitano felsineo in queste settimane.