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Mihajlovic: “Sono nato due volte, con la malattia ho imparato a piangere”

Redazione TuttoBolognaWeb

“Io avevo voglia di vivere, di combattere. Non potevo permettermi di andare via. Non potevo permettermelo per mia moglie, per i figli, per mia madre. Non è quello il giusto ciclo. Per questo mi sveglio sempre felice. Anche in ospedale lo facevo. Il momento più bello era il risveglio la mattina, dopo la notte passata da solo coi propri pensieri. La paura? Certo, avevo paura. Sognare, anche diverse volte, il proprio funerale è strano. Ma non ho mai perso la speranza, legata alla mia voglia di combattere: mi nutrivo del mio coraggio. Poi, certo, se non c’erano i dottori e le cure potevo anche essere coraggioso ma non ce l’avrei fatta. L’affetto della gente provocava in me due sentimenti contrastanti: ero contento quando dal balcone li vedevo radunati, venuti apposta per salutarmi, vedere quanta gente mi volesse bene. Ma provavo anche tristezza per il fatto di non poter essere lì con loro, insieme alla gente. Ma in fondo non ho mai avuto dubbi, sapevo che ce l’avrei fatta”.

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