Thiago Motta sotto la curva non ci è mai andato. Non era il suo territorio. Neanche qualche coro lo ha convinto ad andare, al massimo un cenno della mano poi via dentro gli spogliatoi. Italiano, invece, ha scelto una via diversa.
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Italiano sotto la curva, più cross e verticalità: il nuovo tecnico marca il territorio
Il nuovo arrivato, chiamato al difficile compito di preservare il Bologna in ambito europeo, ha voluto immediatamente inserirsi nel tessuto sociale del Dall'Ara, andando spontaneamente e sinceramente a ringraziare la curva al triplice fischio di Bologna-Udinese. C'erano i giocatori, ma c'era anche lui, alla prima casalinga, quasi come a marcare una differenza con il predecessore, a ribadire l'importanza di chi sta sugli spalti per la spinta che fornisce a chi è dentro al campo a sudare la maglia. E se il feeling con Motta probabilmente non è mai del tutto nato, per la sua freddezza e un contatto iniziale complicato, con Italiano, allenatore più verace e sanguigno, le cose stanno andando nella direzione opposta. Meno distanza tra sé i tifosi. Poi c'è la filosofia tattica. Uno stile di gioco per certi versi simile a quello di Thiago, per altri totalmente diverso. L'idea di comandare le operazioni è rimasta, ma con meno ossessione nel palleggio e più con l'attacco della verticale. Pochi fronzoli, si va sull'esterno e verso la porta, per riempire di cross l'area. Differenze tecniche che balzano agli occhi degli esperti
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