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Bologna, baricentro basso e 4-2-3-1: le chiavi della vittoria

Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 

Bologna ed Empoli si sono affrontate a viso aperto, soprattutto nel primo tempo, ma la squadra di Andreazzoli era riuscita ad infilarsi negli spazi concessi dal Bologna, creando diverse palle gol. Al tempo stesso, alla squadra di Motta non dispiace avere a che fare con squadre che arrivano in pressing alto, semplicemente perché si espongono al campo aperto dove i velocisti rossoblù possono sgroppare. Nel primo tempo le due squadre si sono affrontate con baricentro simile attorno ai 50 metri, mentre nel secondo, forte del vantaggio, il Bologna si è abbassato e ha fatto scoprire gli avversari. Risultato? Tre a zero.

E Motta probabilmente ha studiato come cogliere di sorpresa l'Empoli. Il cambio da Zanetti ad Andreazzoli ha reso più offensiva la squadra toscana e il tecnico rossoblù, in fase di non possesso palla, ha scelto in maniera lucida di abbassare il baricentro per poi colpire in campo aperto. Senza palla l'Empoli si è esposto a 52 metri, mentre il Bologna si è abbassato a 42 metri.

Ma la pericolosità offensiva del Bologna, seppur più basso come impostazione, è rimasta: 27 a 20 i tocchi del pallone in area avversaria (Orsolini da solo ne ha toccati 10) anche se in termini generali l'Empoli ha toccato più palloni in attacco del Bologna (178 a 145). Insomma, non sempre una squadra propositiva comanda il gioco nella metà campo altrui, anzi spesso conviene farsi attaccare volutamente per poi sfruttare il campo aperto. E con Ndoye e Orsolini, velocisti puri, la tattica può pagare eccome...


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