Questo è un Bologna che si è presentato alla festa di gala più ricca e sfarzosa d’Europa in jeans e polo quando la maggior parte dei partecipanti, sono in smoking o in giacca e cravatta. Sicuramente jeans e polo griffati ma pur sempre abiti non consoni al prestigioso contesto. Il Bologna visto al Villa Park contro l’Aston Villa, è stato quasi un copia incolla di Liverpool, contro un avversario che con maggior qualità, si sarebbe potuto uscire con un risultato positivo. La squadra della scorsa stagione, avrebbe almeno 4 punti in classifica e in campionato, almeno 6 punti in più. La squadra s’impegna, gioca e ci mancherebbe pure che facesse il contrario ma è evidente come contro queste squadre, l’impressione sia quella di capitolare da un momento all’altro. Chiedo ad Italiano se per esempio Dallinga abbia fatto un contratto con la Uefa Champions League, dal momento che in campionato non gioca e magicamente spunta titolare in Champions, o se sia una sua scelta. I nuovi arrivati incidono meno di zero, vuoi perché infortunati, vuoi perché quando entrano faticano a dare qualcosa. Pobega è alla seconda convocazione dopo l’infortunio e in 180 minuti tra Genoa ed Aston Villa, non ha giocato neanche un minuto. Il sostituto di Calafiori non esiste o se esiste non è all’altezza; Erlic è più in infermeria che in panchina. Il sostituto di Zirkzee è quel Dallinga costato 15+3 di bonus che non la butta dentro neanche da posizione favorevole. Holm e Miranda sono dietro a Posch e Lykogiannis (buona la sua prova ieri sera). A centrocampo si naviga con un solo “Remo” e così la barca, o prima o dopo, affonda inesorabilmente. Peccato, perché sarebbe bastato produrre un mercato basato più sulla qualità che non sulla quantità.
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Bologna, così si va poco lontano: perché questo mercato?
di Gionni Forlenza

