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Fallimento pilotato: ecco come fare

Gli avvenimenti delle ultime ore spingono ad una riflessione più approfondita dopo che in questi giorni si sono susseguite numerose voci in merito al futuro del Bologna Calcio. Dall’acquisizione delle quote societarie da parte di...

Redazione TuttoBolognaWeb

Gli avvenimenti delle ultime ore spingono ad una riflessione più approfondita dopo che in questi giorni si sono susseguite numerose voci in merito al futuro del Bologna Calcio. Dall'acquisizione delle quote societarie da parte di Zanetti alla possibile sponsorizzazione tramite il marchio Segafredo, si fa strada anche la possibilità del fallimento pilotato. Qualora si verificasse quest’ultima eventualità, l’attuale società scomparirebbe e verrebbe sostituita da una nuova a cui verrebbero trasferiti i contratti dei tesserati, i trofei, il marchio ed il titolo sportivo del Bologna Calcio. Un simile processo, apparentemente semplice sulla carta, richiede però una serie di passaggi intermedi piuttosto complessi e presenta notevoli difficoltà. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di analizzare sinteticamente in che cosa consiste il fallimento pilotato.

Preliminarmente va detto che nel nostro ordinamento non esiste la figura giuridica del “fallimento pilotato”. Tale perifrasi ha infatti origine giornalistica, dato che il diritto civile conosce il solo fallimento ovvero una procedura concorsuale conseguente alla crisi irreparabile di un’impresa. La sua funzione, in estrema sintesi, è quella di ricavare più denaro possibile attraverso ad esempio la vendita del patrimonio dell’impresa, ovvero l’incasso dei crediti vantati dall’impresa fallita, e, successivamente, quella di ripartire tra i creditori del fallito ciò che si è ricavato, rispettando la parità di trattamento dei creditori. Qualora infatti una qualunque società si venga a trovare in uno stato di insolvenza, cioè non sia più in grado di pagare i propri debiti regolarmente, ed abbia accumulato un debito minimo di almeno 30.000 €, l’imprenditore stesso oppure i suoi creditori, possono richiedere al Tribunale di dichiarare il fallimento della società.

Il Tribunale, una volta pronunciato con sentenza il fallimento della società, nomina un curatore fallimentare il quale compie una serie di azioni finalizzate al ristoro dei creditori della società fallita attraverso la liquidazione dell’attivo della società. Tra le azioni che probabilmente il curatore sarebbe chiamato a svolgere nell’ipotesi in cui l’impresa fallita sia una società di calcio, vi è l’esercizio provvisorio della stessa. In altre parole, il curatore si sostituisce all’imprenditore dichiarato fallito e prosegue temporaneamente l’attività della società. Successivamente, attraverso una procedura competitiva, come un’asta, il curatore può mettere in vendita il complesso aziendale della società fallita, che nel caso di una società calcistica dovrebbe essere presumibilmente composto dai diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, la struttura ed organizzazione del settore giovanile, le immobilizzazioni materiali, le compartecipazioni ex art. 102 bis N.O.I.F, indumenti/merce store/targhe, coppe e trofei ed eventuali altri beni mobili ed immobili.

Va però chiarito che tra i beni aziendali non rientra il titolo sportivo, necessario per poter subentrare alla società fallita nell’attività sportiva professionistica. Il titolo sportivo, inteso quale insieme di condizioni tecniche sportive che consentono la partecipazione di una società ad un campionato FIGC, non è, infatti, suscettibile di vendita, ma, secondo la normativa interna della FIGC può essere trasferito da una società ad un’altra, purché vengano rispettate determinate condizioni. In particolare, la società che intenda ottenere il titolo sportivo di una società fallita deve:A) Avere acquisito l’intera azienda sportiva della società fallita;B) Avere ottenuto l’affiliazione FIGC;C) Essersi accollata e aver pagato tutti i debiti sportivi della società fallita ovvero averne garantito il pagamento attraverso fideiussioni bancarie;D) Possedere un adeguato patrimonio finanziario;E) Avere depositato una dichiarazione contenente l’impegno a garantire con fideiussione bancaria le obbligazioni derivanti dai contratti con i tesserati e dalle operazioni di acquisizione di calciatori.Inoltre il passaggio deve avvenire improrogabilmente entro il termine della data di presentazione della domanda di iscrizione al campionato successivo.

In sintesi, qualora una società intenda proseguire l’attività sportiva agonistica di una società dichiarata fallita, dovrebbe da un lato aggiudicarsi tutti i beni aziendali della società fallita, e dall’altro ottenere, nel rispetto della normativa FIGC sopra indicata, il trasferimento del titolo sportivo della società fallita. Una simile operazione, tuttavia, appare molto complessa per varie ragioni. Da un lato sarebbe necessario individuare un investitore con una buona disponibilità economica, pronto ad accollarsi e ad onorare tutti i debiti sportivi della società fallita. Dall’altro tutta l’operazione dovrebbe concludersi inderogabilmente entro il termine ultimo di iscrizione al campionato successivo, ovvero il 30 giugno. Non mancano però i benefici. L’eventuale acquirente, pur essendo chiamato a saldare i debiti sportivi, non sarebbe tenuto a pagare gli altri debiti contratti dalla società fallita. Inoltre, dal punto di vista agonistico, non vi sarebbero ripercussioni sulla squadra la quale rimarrebbe composta dai medesimi tesserati e parteciperebbe allo stesso campionato a cui avrebbe partecipato prima del fallimento.

Dunque nel caso del Bologna, l’eventuale fallimento, qualora si realizzassero tutte le condizioni sopra descritte, non comporterebbe grossi pregiudizi, ma, anzi, potrebbe rivelarsi un beneficio. Va però detto che i tempi sono davvero molto stretti ed occorrerebbe una forte sinergia tra l’attuale società e l’eventuale acquirente nel compiere l’iter del fallimento pilotato. Se infatti il fallimento venisse dichiarato, senza che fosse già stato individuato un soggetto pronto ad accollarsi l’azienda ed in particolare i debiti sportivi, ovvero non venissero rispettate le condizioni della FIGC in merito al trasferimento del titolo sportivo, difficilmente le cose si concluderebbero al meglio, e si potrebbe incorrere, nella più sciagurata delle ipotesi, nella scomparsa del Bologna Calcio così come lo conosciamo.