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Cipriani: “A Marassi partita aperta. Destro è un finalizzatore, deve essere servito dai compagni”

Non soltanto in questo Bologna si può ammirare la miglior gioventù (un’età media di 25,3 anni) ma tornando indietro nel tempo, un altro recente Bologna pescava i talenti dal settore giovanile e li svezzava direttamente in A. Era il...

Lorenzo Romandini

Non soltanto in questo Bologna si può ammirare la miglior gioventù (un'età media di 25,3 anni) ma tornando indietro nel tempo, un altro recente Bologna pescava i talenti dal settore giovanile e li svezzava direttamente in A. Era il Bologna di Giacomo Cipriani, Alessandro Gamberini e del compianto Niccolò Galli.

Ai microfoni di Francesca Blesio del Corriere di Bologna, l'ex attaccante del Bologna, Giacomo Cipriani, si racconta.

“Era un calcio diverso il nostro; allora esordire in A a vent'anni era molto raro – commenta Cipriani in merito alla gioventù del campionato italiano – c'è quasi la spasmodica e esagerata ricerca dei giovani, di trovare il fenomeno. Così facendo si rischia di bruciarli, di vedere dei ragazzini che si sentono già titolari prima ancora di aver dimostrato qualcosa”.

Ovviamente ai suoi tempi non era assolutamente questa la situazione. Cipriani prima di debuttare ufficialmente in Serie A fece addirittura un anno in panchina senza mai toccare l'erba.

“Accumulai molta rabbia ma soprattutto voglia di giocare, che sprigionai in campo. Quell'esperienza mi aiutò a crescere”.

Sotto gli occhi di tutti i tifosi bolognesi, c'è una squadra composta dalla maggior parte di giovani ragazzi alla loro prima esperienza in questo campionato, Cipriani afferma che in questo calcio moderno la componente tecnica è passata in secondo piano, oggigiorno servono giocatori che corrano e che possano durare più degli altri, con un ottima condizione atletica. “Il Bologna ha fatto bene, squadra giovane con una forte ossatura di uomini di esperienza, un giusto mix”.

Per quanto riguarda invece la sfida di Marassi di Domenica, l'ex giocatore blucerchiato (non dimentichiamo che ha militato in entrambe le squadre), fa un suo pronostico. “Il Bologna ha bisogno di punti, sarà un partita aperta. La Sampdoria per me fu un'importante sfida, ero finito con il Piacenza in B e sono riuscito a convincere Novellino di meritare ancora la massima serie. Avevo nuovamente riacciuffato il mio sogno”.

Giustamente da attaccante di razza ha commentato il nostro riferimento là davanti.

Destro lo considera un finalizzatore, un giocatore quindi che ha bisogno di essere servito nella maniera migliore dai compagni, la squadra deve cercarlo e lui deve farsi trovare pronto.

Ha poi aggiunto anche un suo personale commento sugli altri attaccanti della Serie A.

“Dzeko a mio avviso è il più forte centravanti del campionato italiano, giocatore essenziale e completo. Per quanto riguarda Balotelli, mi dà fastidio vedere il suo talento scivolargli tra le mani, non dovrebbe buttare via questa occasione”. E infine Cassano. “Con il suo talento avrebbe potuto avere una carriera migliore, ma sono felice che sia ritornato in Serie A e soprattutto a Genova”.

Anche io ho perso tante opportunità nella mia vita – commenta il giocatore – ma mi sono sempre rialzato, essere un ottimo professionista mi ha aiutato molto, coi miei infortuni se non fossi stato così determinato, avrei smesso a 21 anni”.

La carriera di Cipriani è stata caratterizzata da moltissimi infortuni, iniziò ad accusare problemi al ginocchio durante il ritiro precampionato nel 2001, che lo porteranno poi a subire due operazioni e a saltare completamente la stagione 2001-2002. Il rientro venne continuamente posticipato e ritornò a giocare in prima squadra solo sul finire della stagione 2002-2003.

Sono stato fermo in tutto 4 anni, è già un miracolo essere riuscito a rimanere tra i professionisti, ho fatto sacrifici infiniti per rimanere a galla. Adesso sto bene e sono in cerca di un squadra”.

Cipriani si è svincolato dal Savoia quest'anno, la società non pagava gli stipendi, una situazione molto analoga alla vicenda che ha coinvolto il Parma Calcio. “Mancavano addirittura le attrezzature per allenarsi, era qualcosa di insostenibile. Il Parma almeno era in Serie A, noi in Lega Pro” – commenta l'ex rossoblù.

Chiude poi con una battuta: “Se non fossi diventato calciatore, molto probabilmente sarei diventato un medico, mi sarebbe piaciuto aiutare altri nella mia situazione a stare bene”.