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Quel lato B
di Rosanna D'Atri
e una foto con nomi, numeri e parole tipo CROSS, TIRI e PASSAGGI CHIAVE mi scaraventa sullo schienale
della sedia tirandomi fuori quel suono tipico che, a parti invertite, percepisci quando fai pena in qualcosa.
Siamo ultimi in tutte le statistiche o quasi. La foto è accompagnata da un pensiero, razionale e ossessivo
allo stesso tempo, che distribuisce colpe a chi responsabilità al momento non sembra prendersene più di
tanto e con un’ironia non del tutto sottile mi punzecchia per il mio essere troppo “aziendalista”. È vero, ho
difeso l’allenatore e attaccato i giocatori più di quanto lo stesso Donadoni meritasse ma ho sempre aspirato
ad una visione d’insieme, aspettando di poter girare la cassetta e sentire quanto anche il Lato B fosse bello
prima di poter scegliere quale dovesse diventare la mia parte preferita.
Qui di bello non c’è più niente, il lato A è diventato passabile e quando giri la cassetta il nastro continua ad
incastrarsi. A turno cerchiamo di riavvolgerlo, di spiegarci il perché continui ad incepparsi, a capire come si
possa rovinare clamorosamente qualche straccio di progresso in un contesto che dal settimo posto in giù è
ridicolo tanto quanto me che, nell’era digitale, faccio ancora paragoni da reduce degli anni '90. Pensare al
Bologna degli ultimi 3 anni è frustrante, parti carico a molla e arrivi a dicembre convinto che sia la volta
buona per staccarsi dalla mediocrità, poi rimetti il disco e ti accorgi di averlo sopravvalutato, inizi a notare
che l’assolo di una chitarra riconoscente al suo creatore non può salvarci tutti. Ti rendi conto che quel lento
e incessante battere sulle stesse note ti trapana il cervello, ti annoia a morte e non capisci come hai fatto a
pensare potesse valere la pena comporre il terzo album di fila in queste condizioni.
Metti perfettamente a fuoco invece che la musica è cambiata, non conta scalare le classifiche se alla fine
dell’ascolto ci arrivi sempre deluso e per inerzia. Non conta resistere al lato A se poi il lato B prevede
l’umiliazione di sapere che resterai nel limbo solo perché nonostante tu sia “O”, c’è chi è “OO”. A nessuno
frega più niente né dei giovani né del progetto, discutiamo ancora di moduli giusto per non avere la
sensazione che prenderti la broncopolmonite sia una cosa totalmente insensata, e credo fermamente che il
suono preferito dei tifosi a prescindere dal lato della cassetta sia quello che si eleva dalla bordata di fischi
che avete ben udito, tutti, che foste al Dall’Ara o a casa vostra, in vacanza o con i piedi a mollo in qualche
splendido posto. Siamo come un vinile che torna di moda ogni ToT anni, un 45 giri che gracchia e che non
tutti apprezzano fino alla fine, ma siamo tifosi di una squadra che ha il preciso dovere di portarci a cambiare
idea, di farci tornare allo stadio con la voglia che avevamo ad agosto.
Siamo tifosi del BFC e duriamo per tutto l’album, incessanti come la pioggia. Adesso siete voi che dovete
arrivare alla fine del lato B trasformando 45 minuti di preliminari in 90 minuti di calcio giocato.
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