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di Andrea Bonomo
Nella storia del calcio sempre di più si è andato rafforzando il binomio con la politica. L'ultimo evento riguarda Ahmed Abdel Zaher, attaccante dell'Al Ahly neo campione d'Africa. La sua squadra si è imposta per due a zero contro gli Orlando Pirates, formazione sudafricana, assicurandosi la CAF Champions League per la settima volta. Abdel Zaher ha festeggiato una delle reti con il segno della Rabaa, quattro in arabo. Un gesto utilizzato per ricordare le centinaia di morti durante la distruzione della moschea Rabaa al-Adawiya, il 14 agosto scorso, dopo che i militari decisero di reprimere nel sangue la manifestazione in favore dell'ex Premier egiziano Mohammed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, destituito il primo luglio. Il giocatore è stato sospeso: "Non volevo simpatizzare con una fazione politica o con l'altra. La mia unica intenzione era ricordare i morti di Rabaa, sia i cittadini e che le forze dell'ordine". Paolo Sollier divenne famoso per il suo saluto col pugno chiuso rivolto ai tifosi del Perugia. Nel 1996 il portiere dell'Aston Villa Mark Bosnich, dopo essere stato fischiato da tutto il White Hart Lane decise di salutare la tifoseria del Tottenham con un gesto nazista, chiara offesa ai molti sostenitori della squadra londinese di origini ebraiche. Fu multato di mille sterline e si giustificò cosi: "Volevo soltanto scherzare, non intendevo offendere nessuno". Bosnich affermò anche che la sua rottura con Alex Ferguson, quando andò allo United, fu dovuta soprattutto alle sue tendenze politiche di estrema destra. Nel 1997 Cristiano Lucarelli con la maglia dell'Under 21, a Livorno, dopo un gol si tolse la maglia e sotto aveva una t-shirt con Che Guevara, i tifosi del Padova , società in cui giocava e politicamente schierati a destra lo invitarano a andarsene: "Lucarelli, comunista, tornatene a Livorno". Nel 1999 Gianluigi Buffon mostrò una maglietta alla curva del Parma con la scritta " Boia chi molla", chiara slogan fascista e poi scelse il numero 88 della doppia h (Heil Hitler), si giustificò dicendo che non sapesse nulla dello slogan fascista e che la scelta del numero non era riferita al nazismo. Il 6 Dicembre 2005 Paolo Di Canio, dopo un derby vinto,si rivolse alla Curva Nord con il saluto romano, e quella non fu l'unica occasione in cui lo fece. Il 16 Gennaio fu la volta di Riccardo Zampagna che dopo un Livorno-Messina, si rivolse ai tifosi amaranto con il pugno chiuso, omaggiando le idee comuniste della tifoseria toscana. Ultimamente un saluto nazista in occasione di Aek Atene-Veria, del centrocampista Giorgios Katidis è costata la squalifica a vita da tutte le nazionali, è stato poi acquistato dal Novara. "Onestamente, non sapevo chi fosse Hitler" è stata la sua giustificazione. Sulle orme di Cristiano Lucarelli, Andrea Luci, capitano livornese e sostituito durante il match promozione contro il Verona, si fece notare per il provocatorio omaggio ai tifosi scaligeri: il pugno sinistro, esibito ben tre volte. Questi sono solo alcuni degli episodi che hanno rafforzato il binomio calcio-politica, molte volte calciatori sono diventati il simbolo di qualche battaglia, come quella per la democrazia che Socrates portò avanti. Quando la squadra si rifiutò di riconoscere l’autorità dell’allenatore, per tre anni mise in piedi una sorta di “autogestione” che venne definita “democrazia corinthiana”. Nell’82 arrivò la celebrazione di quegli ideali ribelli in campo, perché il Corinthians vinse il titolo e la squadra si presentò con la parola. ‘Democrazia’ ben impressa sulle maglie. Socrates fu soprannominato da un quotidiano italiano "Il dottor Guevara del futebol" anche per la sua laurea. Altri casi riguardano il portiere del Milan Cristian Abbiati, che recentemente ha dichiarato di essere fascista e di avere un busto di Mussolini a casa, ma anche Diego Armando Maradona, che ha più volte sostenuto politici di sinistra: Fidel Castro, Hugo Chavez ed Evo Morales, nonchè la sua ammirazione per Ernesto Che Guevara.
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