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Pagliuca: “2005 retrocessione storica. Oggi il Bologna sa che deve lottare”

Gianluca Pagliuca, ex portiere e capitano del Bologna, è stato intervistato dal ‘Resto del Carlino’ per parlare del tema della retrocessione del 2005 e degli inevitabili paragoni con la lotta retrocessione del Bologna di...

Redazione TuttoBolognaWeb

Pagliuca parte subito con i brutti ricordi: “Che incubo tornare con la mente a quel 2005. Quei 3 mesi mi hanno tolto anni di vita calcistica. Per noi finì male, con la retrocessione: l’unico vantaggio rispetto a nove anni fa, è che il Bologna oggi sa che deve lottare per salvarsi. Noi invece a Pasqua sognavamo la Uefa…” Tre mesi indimenticabili, dal 10 marzo 2005, dopo un pareggio 0 a 0 a Messina per la ventinovesima giornata, al 18 giugno quando in casa si perse contro il Parma, firmando la retrocessione.

Pagliuca, dieci partite alla fine allora e dieci partite oggi: “Sì, ma sono storie diversissime. Noi a dieci giornate dalla fine avevamo 37 punti. E due partite prima, dopo aver vinto a Udine, eravamo settimi, tanto che come capitano andai da Gazzoni a chiedergli il premio Uefa”. Vi addormentaste, a cominciare dall’allenatore: “Non è che Mazzone si addormentò: prese un virus che per un mese gli impedì di andare in campo ad allenare. Gli allenamenti li dirigeva il vice Scarafoni. Poi ci fu una concatenazione di eventi, cominciammo a fare calcoli e sbagliammo. Perché ogni domenica si incrociavano i risultati più sfavorevoli a noi. Quando venne fuori Calciopoli capii molte cose. La sconfitta 2-1 in casa col Brescia fu una brutta botta. Poi venne il ko col Chievo, alla penultima giornata a 5 minuti dalla fine. Ci sarebbe bastato battere la Samp in casa all’ultima giornata, ma non ci fu verso e così andammo allo spareggio col Parma”.

Invece, adesso ul Bologna è da fine agosto che è in fondo alla classifica: “Si, ma bastava battere il sassuolo e pareggiare a Livorno per tirarsi fuori dai guai, Dico di più: era sufficiente pareggiare tutte e due le partite per allontanarsi dalla zona pericolosa. Il scivolone al Picchi non me l’aspettavo: specie dopo un primo tempo in cui la squadra aveva il pieno controllo della partita. Sembrava un pareggio scritto. Sono stati commessi errori che non si vedevano da un bel po’”.

Fare gol senza Diamanti: “Con lui la squadra era più forte. Diamanti era un arma in più”. Quali armi restano a questo Bologna? “Le partite in casa. Il Cagliari è la prima gara da non sbagliare, ma anche quella con l’Atalanta la vedo abbordabile. Verrà anche il parma, che adesso vola, ma secondo me più avanti mollerà. Il ritiro è una scelta che condivido: in questi momenti aiuta a fare vita di gruppo. Noi andammo a Cervia prima della partita con la Samp: purtroppo non servì. Anche se la nostra retrocessione resterà nella storia: 42 punti, con appena 36 gol presi in 38 partite, quarta miglior difesa del campionato. Se ci penso, ancora non ci dormo la notte”.