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L’eco della scossa terminerà, ecco perché occorre migliorare costantemente

La pausa per le Nazionali permette una riflessione. Con due vittorie consecutive il Bologna ha dimostrato che un cambio di guida tecnica si era reso assolutamente necessario, tesi confermata anche dai protagonisti che tutti i giorni popolano...

Manuel Minguzzi

La pausa per le Nazionali permette una riflessione. Con due vittorie consecutive il Bologna ha dimostrato che un cambio di guida tecnica si era reso assolutamente necessario, tesi confermata anche dai protagonisti che tutti i giorni popolano Casteldebole. "Donadoni ci ha liberati di testa' ha affermato Emanuele Giaccherini. Effettivamente il cambio di allenatore produce una scossa, non tanto a livello tattico e tecnico ma mentale. Si lavora forse con più entusiasmo, galvanizzati da un cambiamento, un effetto novità che rende la mente più libera e spensierata anche per via dell'atteggiamento del mister subentrante. Quasi tutti gli allenatori che sostituiscono un collega partono a mille, a meno che la situazione non sia disperata. Questo perché probabilmente i primi a chiedere un cambio sono proprio i giocatori. Non per mancanza di rispetto o di professionismo, ma di risultati. Lavorare duro in allenamento e non ritrovarsi con il premio di una vittoria la domenica non aiuta la convinzione verso quello che si fa.

Donadoni è entrato in punta di piedi, ha dimostrato ai calciatori di essere in grado di risolvere quei piccoli-grandi problemi che il Bologna mostrava, rendendosi agli occhi dei calciatori un capitano coraggioso e capace. Probabilmente la truppa lavora convinta, perché ottiene risultati in campionato. Percepisce nell'allenatore un capo branco in grado di portare il Bologna alla salvezza. Dal punto di vista mentale, la squadra si riconosce di più nel lavoro del tecnico rispetto a prima.

Passando invece all'aspetto tattico, Donadoni ha apportato qualche piccolo cambiamento, ma che comunque ha lasciato il segno. I più evidenti: Rossettini terzino e Brienza mezzala. Il Bologna di Rossi era standard, faceva più o meno le stesse cose e non c'era una traccia evidente di miglioramento. Buoni primi tempi, poi crollo. Forse anche perché le sostituzioni non lasciavano un segno indelebile sulla partita. Il Bologna di Donadoni è più costante e il mister legge meglio la partita del predecessore. E' una buona base di partenza. Ora però viene il difficile, perché gli avversari inizieranno a comprendere meglio il gioco del Bologna, inizieranno a bloccare i nuovi punti di forza e lì dovrà essere bravo Donadoni a non restare sul solco tracciato in queste due partite. Giaccherini avrà un occhio di riguardo, Masina idem, Brienza sarà imbrigliato a centrocampo, ecco perché occorre sempre trovare nuove alternative e migliorare altri aspetti. Gli allenatori avversari non saranno più spiazzati dalle novità come successo a Reja e Mandorlini, prepareranno attentamente le partite consapevoli che ora il Bologna rappresenta una minaccia più concreta e non una squadra all'ultimo posto in classifica che non segna e subisce sempre gol. Anzi, ora è esattamente il contrario. L'Inter venne qui in ciabatte, consapevole della possibilità di fare risultato con il minimo sforzo. Non sarà così con la Roma, perché ora il Bologna ha assunto un nuovo status e il Dall'Ara verrà visto come un campo non facile su cui fare risultato. Maggiori attenzioni produrrà maggiori difficoltà, a Donadoni e al Bologna il compito di superarle.