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Il sistema di gioco di Thiago Motta in breve

Il sistema di gioco di Thiago Motta in breve - immagine 1
Con l'arrivo di Thiago Motta sotto le Due Torrri l'asticella si alzata ulteriormente e le posizioni per l'europa non sono più un miraggio
Redazione TuttoBolognaWeb

Negli ultimi anni il Bologna ha alzato l’asticella della propria storia recente portandosi in Serie A a lottare per le posizioni nel gruppone della classifica centrale, tirandosi presto fuori dalla lotta per non retrocedere e vedere se c’è uno spazio per inserirsi nelle posizioni più nobili della graduatoria, magari con un occhio a un posto utile per le competizioni europee.  Questo grazie al grande lavoro che per quattro anni ha fatto Sinisa Mihajlovic, senza mai mollare fino a quando le forze gliel’hanno permesso, infondendo nella squadra la convinzione di poter lottare per qualcosa in più della permanenza. Una consapevolezza che ha permeato l’essenza del club stesso crescendo nelle ambizioni e nel lavoro. Dopo di lui il Bologna ha deciso di affidare la guida tecnica della squadra a Thiago Motta che, nonostante lo scetticismo iniziale, ha proseguito il buon lavoro fatto da Mihajlovic portando la squadra a raggiungere il nono posto in classifica al termine della stagione 2022-2023. La squadra rossoblù non è certamente una delle favorite del campionato o delle formazioni di vertice come possono confermare le quote sul trionfo scudetto ma ha tutte le carte in regola per tentare un exploit che la avvicini alle posizioni che valgono la qualificazione alle coppe europee.

La tattica di Thiago Motta

I tifosi rossoblu sono stati abituati negli ultimi quindici anni ad assistere a un gioco non sempre eccellente, che non restituiva le emozioni che i tifosi emiliani chiedevano. Emozioni vere che mancano forse addirittura dall’epoca di Baggio e Mazzone, maestro della panchina scomparso poche settimane fa. E invece, come si diceva grazie a Thiago Motta sulla scia di quanto già aveva ben costruito Sinisa Mihajlovic gli obiettivi del Bologna sono cambiati. Una rivoluzione che parte dalla tattica, portando il suo Bologna di base dal 4-2-3-1, la cui chiave è aggredire e difendere tutti insieme. Partendo dalla difesa, infatti, i quattro in posizione arretrata, con l’aiuto dei due mediani sono molto aggressivi e alti, cercando di andare subito in pressione dell’avversario per non farlo ragionare e togliergli subito la palla. Una scelta per evitare che l’avversario possa fare un lungo possesso palla che trovi alla fine il pertugio giusto per ferire, ma soprattutto per mettergli pressione e indurlo all’errore e ripartire in contropiede. Ed ecco dunque che invece in fase di possesso palla Thiago Motta predilige la ripartenza dal basso palla al piede, giocando molto la palla in una fase iniziale tra i difendenti, così da attirare la pressione avversaria e lasciarli scoprire il fianco. In questo modo Motta vuole che si cerchi la verticalità verso gli attaccanti con un lavoro di estremo sacrificio per i trequarti. Se si vanno a leggere i numeri, infatti, gli attaccanti e i trequartisti di Thiago Motta non fanno mai caterve di gol. Proprio perché sono chiamati spesso al lavoro sporco. Alternativamente Orsolini, Barrow, Ferguson e Zirkzee, ognuno con le proprie caratteristiche, va in pressione dell’avversario, esce dall’area per offrire sponde ai compagni, si sacrifica sul fondo campo e cerca di lottare sulle seconde palle, così da mettere un compagno in condizione di entrare in area e creare occasioni da rete.


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