Da Angelo Schiavio, l’eroe del primo Mondiale vinto dall’Italia nel 1934, a Giuseppe Signori, il bomber che ha incantato i tifosi felsinei nella seconda metà degli anni ’90, passando per Giacomo Bulgarelli e Luigi Bertolini, il centrocampista silenzioso ma decisivo nella stessa Coppa del Mondo del ‘34. Percorsi unici, fatti di gol, trionfi e aneddoti da raccontare.
Nomi ed epoche diverse ma un solo filo conduttore: il Bologna come trampolino per la gloria in nazionale. Se il calcio è divertimento e narrazione, allora questa è la storia degli uomini che hanno fatto conoscere il Bologna, non solo fra i tifosi rossoblù, ma nel panorama calcistico italiano, oltre a dare qualche spunto per chi è interessato alle sports betting guide, ovvero le guide per le scommesse sportive.
1. Angelo Schiavio: l’eroe dei Mondiali del 1934
—Nato a Bologna il 15 ottobre 1905, Angelo Schiavio non è stato solo un bomber, ma un simbolo del Bologna e del calcio italiano. Il suo nome è legato per sempre alla storia del club e della Nazionale, grazie ai suoi gol, alla sua dedizione e a quel momento magico del 1934, quando portò l’Italia per la prima volta in assoluto a vincere il Mondiale.
Una vita per il Bologna
—Schiavio fu la classica bandiera che nel calcio d’oggi non esiste più: Dal 1922 al 1939, vestì solo i colori rossoblù, incarnando la fedeltà al club. In 362 partite realizzò 242 gol, un bottino che fece di Angelo uno dei più grandi marcatori della storia del calcio italiano.
I suoi gol non furono mai fini a sé stessi: contribuirono a portare il Bologna sul tetto d’Italia con quattro Scudetti (1925, 1929, 1936, 1937), anni in cui la squadra emiliana dominava il calcio italiano con un gioco spettacolare e votato all’offensiva: Schiavio era il terminale perfetto di un attacco che faceva paura a tutti.
La sua storia con la Nazionale: l'uomo della prima finale
—La maglia azzurra gli calzava a pennello: in 21 presenze con l’Italia, mise a segno 15 gol, dimostrando di essere un attaccante letale non solo con il club del suo cuore. Il suo nome, però, è legato a doppio filo al Mondiale del 1934.
Durante il torneo iridato segnò 4 reti, trascinando l’Italia fino alla finale contro la Cecoslovacchia. Il 10 giugno 1934, allo Stadio del Partito Nazionale Fascista di Roma, gli azzurri erano sotto 1-0 a pochi minuti dalla fine. Prima del triplice fischio arrivò il pareggio di Orsi, i supplementari, la tensione alle stelle. Fu proprio a questo punto che Schiavio scrisse la storia: ricevette un pallone in area e con un tiro secco infilò il portiere cecoslovacco. 2-1 per l’Italia, primo Mondiale per gli Azzurri.
La gloria e il crollo in nazionale
—Il suo gol consegnò l’Italia alla leggenda, ma lo sforzo fu tale che svenne subito dopo. Il calcio di allora era molto più fisico: la fatica accumulata, unita alla tensione del momento, lo fece crollare al suolo dopo aver segnato il gol più importante della sua vita.
Dopo il ritiro nel 1939, non abbandonò mai il Bologna: entrò a far parte dell’organigramma dirigenziale e lavorò per far crescere il club che aveva amato.
2. Luigi Bertolini: il centrocampista silenzioso
—Nel calcio, alcuni campioni vengono celebrati per i loro gol e altri si fanno spazio nella storia con dedizione, sacrificio e spirito di squadra. Luigi Bertolini appartiene a questa seconda categoria: un giocatore di sostanza, meno appariscente di un attaccante, ma fondamentale per l’equilibrio del Bologna e della Nazionale Italiana negli anni ‘30. Un leader silenzioso che non aveva bisogno di voli pindarici per lasciare il segno.
Carriera nel Bologna: pilastro degli Scudetti
—Bertolini giocò al fianco di Schiavio nel Bologna negli anni ‘30, un periodo d’oro per il nostro club. Fu un tassello chiave nelle vittorie degli Scudetti del 1936 e 1937, quando i rossoblù si confermarono tra le squadre più forti d’Italia e d’Europa.
Era un centrocampista difensivo, dotato di grande resistenza fisica e intelligenza tattica. Non era un giocatore da titoloni sulla prima pagina, ma la sua capacità di interrompere le azioni avversarie e distribuire palloni con ordine lo fece diventare un perno del centrocampo felsineo. Il suo spirito di sacrificio e la dedizione alla causa gli valsero il rispetto di compagni e tifosi.
La roccia del Mondiale 1934
—Con l'Italia, Bertolini collezionò 26 presenze e fu uno degli uomini di fiducia del Commissario Tecnico Vittorio Pozzo. Fece parte della già citata selezione che vinse il Mondiale del 1934, giocando tutte le partite tranne il quarto di finale contro la Spagna.
In un torneo caratterizzato da agonismo e poco rispetto per le regole, fu fondamentale per dare solidità al centrocampo. Nonostante il lavoro oscuro, Bertolini fu uno degli artefici della vittoria, aiutando la squadra a mantenere l’equilibrio in campo in partite durissime come la semifinale contro l’Austria e la finale contro la Cecoslovacchia.
Curiosità e aneddoti: la bandana e la mentalità da allenatore
—3. Giacomo Bulgarelli: cuore del Bologna e cervello della Nazionale
—Nato nel 1940, Giacomo Bulgarelli è stato il fulcro del Bologna degli anni ‘60 e ‘70, un centrocampista elegante e intelligente che sapeva come far girare la squadra. La sua influenza non si fermò al club: fu protagonista anche in Nazionale, contribuendo alla vittoria dell’Europeo del 1968 e diventando il più giovane marcatore italiano in un Mondiale.
Mito rossoblù
—Proprio come Schiavio, Bulgarelli non ha mai lasciato Bologna, giocando per tutta la carriera con la maglia rossoblù dal 1959 al 1975. Con 488 presenze ufficiali e 58 gol, è ancora oggi il recordman di presenze nel club. 391 di queste le ha collezionate in Serie A, un numero che testimonia la sua costanza e il suo valore nel centrocampo bolognese.
Nel 1964, fu protagonista dello Scudetto vinto contro l’Inter, l’unico caso in cui venne decisa la squadra campione d’Italia con uno spareggio, vinto 2-0 dai felsinei. Aggiunse al suo palmarès anche due Coppe Italia (1970, 1974) e la Mitropa Cup nel 1961.
Dopo il ritiro, lasciò il segno anche fuori dal campo, diventando opinionista e commentatore televisivo fra i più apprezzati per il garbo e la simpatia.
Contributo alla Nazionale: gol storici e il trionfo europeo
—Con l'Italia, Bulgarelli giocò 29 partite, segnando 7 gol. Il suo debutto fu da annali del calcio: Mondiali 1962, Italia-Svizzera 3-0, doppietta e record come più giovane marcatore italiano in una Coppa del Mondo (21 anni e 226 giorni).
Partecipò anche ai Mondiali del 1966, dove l’Italia fu eliminata in maniera clamorosa dalla Corea del Nord. In quella partita, Bulgarelli si infortunò al ginocchio e, dato che all’epoca non era possibile effettuare sostituzioni, l'Italia giocò in dieci, consegnando di fatto la vittoria ai coreani. Nel 1968, fece parte della Nazionale che vinse l’Europeo, ma anche in questo caso un infortunio segnò il suo torneo, costringendolo a saltare la finale.
Curiosità e aneddoti
—4. Giuseppe Signori: il re del gol
—Dopo le stagioni da protagonista con la Lazio, e una breve e dimenticabile esperienza alla Samp, Signori arrivò al Bologna nel 1998, in un momento delicato per il club. Rimase fino al 2004, collezionando oltre 170 presenze e più di 80 gol, diventando subito un leader e aiutando la squadra a rimanere in Serie A.
Contributo alla Nazionale: talenti ingolfati
—Con l’Italia, Signori disputò 28 partite, segnando 7 gol. Il suo momento più importante con la maglia azzurra fu il Mondiale del 1994, quando l’Italia arrivò in finale contro il Brasile.
Durante il torneo, fornì un assist decisivo a Dino Baggio nella vittoria contro la Norvegia, ma il CT Arrigo Sacchi lo utilizzò con il contagocce e spesso relegato sull’ala sinistra, lontano dal suo ruolo naturale. Anche in finale rimase in panchina, vedendo l’Italia perdere ai rigori.
Nonostante il suo talento, Signori non riuscì mai a imporsi definitivamente in Nazionale, complice anche la concorrenza con attaccanti del calibro di Roberto Baggio e Gianfranco Zola.
Curiosità e aneddoti
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5. Altri campioni del Bologna in Nazionale
Michele Andreolo
—Oriundo uruguaiano naturalizzato italiano, Michele Andreolo fu uno dei centrocampisti più forti degli anni ‘30. Con 27 presenze in Nazionale, fu un pilastro dell'Italia campione del mondo nel 1938, dando solidità ed equilibrio alla squadra. Forte fisicamente e abile nell’impostazione, era il tipico mediano capace di proteggere la difesa e ripartire con qualità.
Amedeo Biavati
—Con 18 presenze in azzurro, Amedeo Biavati fu un'altra colonna della Nazionale campione del mondo del 1938. Giocatore tecnico e rapidissimo, era un maestro del doppio passo. La sua imprevedibilità e la capacità di saltare l'uomo lo resero una delle armi più letali della squadra di Vittorio Pozzo.
Ezio Pascutti
—Pascutti, con 17 presenze e 8 gol, fu uno degli attaccanti più prolifici della sua epoca. Pascutti è ricordato soprattutto per aver segnato in 10 giornate consecutive di Serie A, un record incredibile per quegli anni.
Roberto Baggio
—Nel 1997, Roberto Baggio arrivò a Bologna con la voglia di rilanciare la sua carriera, dopo un periodo complicato tra Juventus e Milan. In una sola stagione, segnò 22 gol in 30 partite, diventando il trascinatore della squadra e guadagnandosi la convocazione per Francia ‘98, il suo ultimo Mondiale.
Il suo passaggio a Bologna fu breve, ma lasciò un'impronta indelebile: sotto la guida di Renzo Ulivieri, giocò uno dei campionati più spettacolari della sua carriera, dimostrando ancora una volta di essere uno dei più grandi numeri 10 della storia.
Con la Nazionale, Baggio disputò 56 partite e segnò 27 gol, diventando il miglior marcatore italiano nella storia dei Mondiali con 9 reti in 3 edizioni (1990, 1994, 1998).
Considerazioni finali
—I ragazzi di Vincenzo Italiano stanno facendo un campionato eccezionale, confermando gli ottimi risultati ottenuti sotto la guida di Thiago Motta. Non possiamo che augurarci che alcuni dei calciatori attualmente tra le fila rossoblù possano confermare la tradizione che ha legato il nome del nostro club alla Nazionale.
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