il ricordo del Corriere dello Sport dei 73 allenatori che si sono succeduti nello scrivere la storia rossoblù, partendo da Felsner, passando per Weis, il mitico Bernardini, Pesaola, Ulivieri, fino ad arrivare a Sinisa e a Thiago Motta
Con l'addio di Thiago, il Bologna è entrato alla ricerca del 74esimo allenatore della sua storia. Ogni tecnico passato nella panchina rossoblù ha lasciato, in qualche modo, indelebilmente il suo segno. Difatti, la storia di un club ce la raccontano sì il suo stadio, la sua città, le giornate e le notti magiche vissute, ma chi la scrive son tutte quelle persone che quei colori hanno trovato il coraggio e la gioia di indossarli orgogliosamente. A partire dagli stessi tifosi, passando per la dirigenza, fino ai giocatori e, per l'appunto, all'allenatore.
Agli albori dei rossoblù, dai racconti del Corriere dello Sport fu il presidente Rauch ad aiutare a compiere i primi passi, ma il primo tecnico professionista ufficiale fu l'austriaco Hermann Felsner. Egli, dal 1919-20, tra un richiamo e l'altro, guidò il Bologna per 15 stagioni e portò a casa ben tre scudetti. Lo stesso numero fu conquistato anche da Arpad Weisz, che, però, nel 1938 dovette lasciare la città a causa delle leggi razziali. In seguito, l'ultimo scudetto (il settimo) fu vinto sotto l'ala di Fulvio Bernardini, che rimase sotto le Due Torri fino al 1964-65. Dopo di lui sia Pesaola che Ulivieri restarono per diverse stagioni in rossoblù. Arriviamo, poi, a Sinisa Mihajlovic, che ad inizio 2019, dopo un inizio più che preoccupante di Inzaghi, ha raccolto il Bologna alla 22esima giornata riuscendo a portarlo addirittura al decimo posto.