Heggem, il profilo ideale per la retroguardia
—Il primo nome cerchiato in rosso sul taccuino di Di Vaio è quello di Torbjørn Heggem, centrale norvegese del West Bromwich Albion. Classe 2001, Heggem si è distinto nella Championship inglese per la sua solidità difensiva, il senso della posizione e la capacità di impostare dal basso. Doti perfette per il sistema di Vincenzo Italiano, che vuole una squadra corta, aggressiva e rapida nella transizione.
Il Bologna ha già avviato i contatti con il club inglese e sarebbe pronto a mettere sul piatto 6,5 milioni di euro. Il West Brom, dal canto suo, valuta il giocatore intorno ai 10 milioni. La trattativa è in corso, ma l’interesse è concreto e le possibilità di chiusura reali. Heggem sarebbe il profilo ideale per sostituire Martin Erlić, anche lui in uscita, destinato al Midtjylland.
Un progetto europeo in costruzione
—L’obiettivo dichiarato è quello di rinforzare la rosa in ogni reparto, puntando su giovani di talento con margini di crescita ma anche esperienza internazionale. Con la Champions League alle porte – una prima volta dopo oltre 60 anni – serviranno gambe fresche, alternative di qualità e una profondità mai vista prima al Dall’Ara.
Italiano chiede rinforzi mirati: un difensore centrale, un esterno offensivo, un centrocampista box-to-box e un vice attaccante. Il tecnico, già confermato fino al 2026, è il perno su cui ruota tutta l’impalcatura rossoblù. Dopo aver riportato una coppa sotto le Due Torri e aver restituito entusiasmo a una piazza storica, ora ha la missione di guidare Bologna in Europa senza perdere l’identità di gioco.
Giovani, scouting e patrimonio tecnico
—Non solo acquisti. Il Bologna lavora anche sul fronte delle conferme e delle valorizzazioni. Sono stati rinnovati diversi contratti nel vivaio, e giocatori come Antonio Raimondo, Tommaso Corazza e Giovanni Pagliuca sono pronti a fare il salto definitivo tra i professionisti. La cantera felsinea resta un asset fondamentale, non solo per motivi economici, ma per il legame con il territorio e la costruzione di un’identità forte.
In parallelo, la rete scouting – la stessa che ha portato in Emilia profili come Ferguson, Posch e Skorupski – continua a monitorare i mercati nordici, francesi e balcanici. Occhio anche al Sudamerica, dove l’area tecnica ha puntato un paio di attaccanti under 23 con potenziale da top player.
Una stagione da vivere a testa alta
—A Bologna, lo sanno tutti: la prossima sarà una stagione diversa da tutte le altre. Le pressioni aumenteranno, le aspettative pure. Ma lo spirito che si respira è quello giusto: ambizione, sì, ma senza perdere la bussola. La cessione di Ndoye è stata letta dal gruppo come un’opportunità, non una perdita. E l’arrivo di nuovi volti, scelti con attenzione, potrebbe portare quel mix di freschezza e fame che serve per alzare ulteriormente l’asticella.
Il calciomercato non è ancora entrato nel vivo, ma il Bologna c’è. Sottotraccia, lontano dai riflettori, ma con idee chiare e una visione moderna. Non è più tempo di miracoli occasionali: a Casteldebole si pianifica, si costruisce e si sogna in grande.
E questo, nel calcio di oggi, vale già mezzo campionato.
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