lo spunto

Tutto il brutto del calcio: il campionato andrebbe giocato a porte chiuse

Risse e polemiche per i calendari, la Lega non riesce a compattarsi nemmeno a fronte di una emergenza sanitaria: ora serve una decisione rapida

Manuel Minguzzi

Da una settimana stiamo assistendo ad un circo senza precedenti in cui il calcio italiano ha dato il peggio di sé.

L'emergenza Coronavirus ha di fatto scoperto il vaso di pandora dell'inadeguatezza dei dirigenti calcistici italiani, di un organo come la Lega Calcio che non riesce a ragionare per il bene di tutti bensì per frizioni e correnti interne degne di un partito politico. E proprio questioni politiche e di rapporti di forza stanno prevalendo in questi giorni, il tutto a discapito dell'unità che una emergenza sanitaria come quella che ha colpito l'Italia avrebbe dovuto far emergere. Ora, la sensazione che il calcio sta dando agli appassionati è che dietro ci sia sempre qualcosa di oscuro, che non prevalga il bene comune o la razionalità ma gli interessi di parte del proprio orticello. Perché è difficile pensare ad una situazione simile se invece di Juventus-Inter fosse stata coinvolta un Bologna-Sassuolo o un Brescia-Lecce. Adesso è marasma: c'è chi non vuole giocare a porte chiuse per non mandare in onda uno spot negativo per il calcio - come se le attuali vicissitudini non siano già una cattiva immagine - c'è chi per ripicca non vuole più giocare o ricalendarizzare la Serie A e c'è chi, giustamente, a fronte di un precedente, ora pretende egual trattamento.

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