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lo spunto

Sinisa, ti abbiamo voluto bene

Sinisa, ti abbiamo voluto bene - immagine 1
Sinisa ci ha lasciato a 53 anni dopo una lunga battaglia e più che le parole rimane l'affetto: ti si voleva bene

Manuel Minguzzi

E' inutile scrivere tante cose quando accadono notizie di questo tipo. Il rischio è sempre quello di essere banali, retorici, come parlare di guerrieri e leoni quando in realtà siamo tutti uomini con una sola cosa certa nella vita. Come disse Sinisa stesso 'chi non ce la fa non significa sia debole' ed è una frase che spiega perfettamente l'uomo, con le sue debolezze e le sue paure, ma anche con il coraggio di chi è stato grande campione sul campo e fuori. E per essere campioni serve coraggio.

Bologna perde un suo concittadino perché la vita è crudele e le parole scritte non servono a placare il dolore dei cari, degli amici e dei tifosi rimasti scioccati da questa notizia. L'unica cosa che serve è ricordare ciò che è stato, cioè un rapporto profondo, umano e professionale, anche spigoloso, ma genuino come da carattere di Sinisa. Nonostante il suo essere divisivo non gli si poteva non voler bene, perché l'alternanza tra la durezza caratteriale e l'estrema sensibilità lo rendeva umano e, di conseguenza, simpatico nella sua spigolosità. Ha dato tutto quello che poteva per il Bologna andando in panchina in condizioni difficili e portando avanti un lavoro da allenatore che non si sposa esattamente con malattie di questo tipo. Merita l'onore delle armi e gli abbiamo voluto bene come si vuole bene nella vita reale, perché le favole stanno da un'altra parte. Avremmo tutti voluto un finale diverso di un romanzo che è partito nel 2009 ed è ripreso dieci anni dopo con una salvezza miracolosa, ma la vita non è stata foriera di buone novelle e mentre noi qui andiamo avanti c'è chi si ferma e riparte, chissà, da un'altra banda. Quello che resta non può che essere l'affetto. Ti abbiamo voluto bene.