lo spunto

Meglio 15 milioni di budget in A o 282 milioni di debiti in D?

Leggevo divertito i commenti che ha scatenato ieri l’ironico (ma centrato) editoriale dell’amico Marco Francia. Rappresentano bene un paio di cose. La prima è che molte volte ci si sofferma sul titolo o su poche righe, perdendo...

Manuel Minguzzi

Leggevo divertito i commenti che ha scatenato ieri l'ironico (ma centrato) editoriale dell'amico Marco Francia. Rappresentano bene un paio di cose. La prima è che molte volte ci si sofferma sul titolo o su poche righe, perdendo successivamente l'essenza o il senso vero e proprio dei pezzi. La mia cara maestra alle elementari mi diceva sempre: 'Manuel, leggi e rileggi bene, con attenzione. Non trascurare la lettura'. Chi legge distratto non capisce il senso e il nesso degli scritti, vuoi perché si va di fretta, vuoi per pigrizia (succede anche a me) o proprio perché ci si fa distrarre dai titoli. Se il titolo all'apparenza è d'accordo con il nostro pensiero, proseguiamo la lettura. Altrimenti no. Ma se poi il titolo è volutamente provocatorio? Insomma, vale la pena approfondire no? La seconda è l'atavica propensione alla polemica che ristagna in città, forse perché anni di gestioni scellerate hanno portato l'esasperazione bolognese ai livelli massimi di guardia, e tornare calmi è una missione dura a cui nemmeno Saputo (forse) aveva pensato. Poi c'è sempre l'aspetto mediatico, difficile essere tutti d'accordo da queste parti, soprattutto se le arringhe di chi preferisce andare in direzione ostinata e contraria continuano imperterrite. Forse perché stare antipatici piace, oltre che essere un modo per generare attenzione. Pazienza.

Allora torno a battere sempre lo stesso tasto. Ricordarsi da dove proveniamo e, soprattutto, valutare chi sta sparendo dal calcio. Rimembrare le avventate scelte 'menariniane' di cedere ad uno sconosciuto sardo possessore di un paio di alberghi e di una discoteca, ricordare la cocciutaggine zanettiana e la propensione dei briscolini a voler contare di più del briscolone, per concludere con il 'macchinista' Guaraldi imperterrito nel cercare di condurre il treno a tutta velocità verso il binario morto del calcio dilettantistico. Occorre dunque rispolverare dagli annali i fatti, ovvero come per ben due volte nel periodo recente il Bologna sia stato salvato in extremis e senza l'aiuto di nessuno. Successe nel 2010 con la cordata capeggiata da Zanetti dopo il disastro finanziario di Porcedda (quello tecnico non fu malaccio) ed è ricapitato nel 2014 quando Tacopina prima, e Saputo poi, hanno ridato lustro ad un convoglio destinato a schiantarsi. Il merito è avercela fatta da soli, con fatica, sudore, lacrime, sofferenze, ma senza che nessuno tendesse una mano. Questa non è Parma e infatti ce ne siamo accorti. Là, prima sono riusciti a sopravvivere alla truffa Parmalat non si sa bene come (oppure sì, ma è meglio glissare…), poi hanno cercato invano di salvarsi dopo i Taci e i Manenti di turno, grazie ad un fondo donato dal palazzo del calcio e ad una operazione mediatica senza precedenti. Perché, nel calcio, Parma ad un certo punto è diventata più importante di Bologna…