“Forza ragazzi alè, alè Bologna alè. Sempre insieme a te, ovunque vada devi sapere che noi non ti lasceremo mai da solo” e ancora “siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai”. Ho voluto iniziare con alcuni dei cori che ieri i ragazzi della curva hanno urlato a squarcia gola durante la rifinitura del sabato mattina e che ha portato la squadra ad avvicinarsi alle recinzioni per applaudire e ringraziare quegli 800 irriducibili che hanno capito il momento e hanno dimostrato di tenere davvero ai quei colori e a quello stemma. Non posso non fare i complimenti a tutti coloro che hanno deciso di sacrificare una delle poche mattine in cui si può dormire, anche se so benissimo che non si è trattato di un sacrificio, per andare a sostenere una squadra che mai come in questo momento ha bisogno di sentire al proprio fianco l’appoggio di tutto il tifo rossoblù. Capisco l’obiezione: fino adesso i giocatori hanno sfoderato prestazioni indecenti e nonostante tutto guadagnano fior di quattrini, non so se meritano tutto questo sostegno. Ammetto che come pensiero ci sta tutto, a maggior ragione in un momento di crisi come questo che costringe tutti a tirare la cinghia e chiaramente i calciatori vengono visti come privilegiati. Lo sono, proprio per questo quando militano in una squadra ultima in classifica si può pensare che lo stipendio non sia meritato. Però la manifestazione va vista in un altro modo, da un’altra prospettiva; cioè quella di sostegno ai colori, allo stemma e alla maglia. Sono queste tre entità a meritarsi il nostro affetto indipendentemente da chi, quei colori, li indossa.
lo spunto
Bravi ragazzi, chapeau
“Forza ragazzi alè, alè Bologna alè. Sempre insieme a te, ovunque vada devi sapere che noi non ti lasceremo mai da solo” e ancora “siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai”. Ho voluto iniziare con...
Il calcio è questo, governato dai soldi e molto probabilmente popolato da giocatori viziati e strapagati. Ma allora tutte le volte che una squadra retrocede non si merita lo stipendio. Se la vediamo in questo modo possiamo smettere di tifare perché allora il giocatore non dovrebbe percepire il suo salario ad ogni sconfitta. E anche il Barcellona e il BayernMonaco perdono, certo meno del Bologna, ma a rigor di logica dovremmo sospendere lo stipendio ogni qualvolta il risultato non è stato centrato. Se invece abbiamo deciso di trepidare e soffrire per la nostra squadra del cuore dobbiamo mettere in conto anche le sconfitte, perché nel calcio vince una squadra sola delle due che scendono in campo. E’ lo sport. Discorso diverso andrebbe fatto verso i presidenti che con il loro operato incidono non poco sul destino di una società professionistica. Sono loro a rendere o meno una squadra forte, sono loro che costruiscono la rosa, sono loro a decidere quanto pagare un giocatore e sono loro, come nel caso nostro, ad essere i responsabili di una tensione finanziaria che persiste da mesi e che costringe tutti gli anni a depauperare il valore del gruppo. Se abbiamo deciso di seguire il calcio ed innamorarci della nostra squadra del cuore allora intrinsecamente abbiamo deciso di gioire e, in alcune circostanze, di soffrire. Non si scappa. Se però sei realmente innamorato farai di tutto per dare una mano, soprattutto nei momenti più difficili e complicati. Altrimenti significa avere passione solo quando le cose vanno bene o benino e mollare la baracca quando va male. Ieri a Casteldebole abbiamo visto la differenza tra questi due aspetti. Bravi ragazzi, mi tolgo il cappello di fronte a voi. Abbiamo il tifo più bello e concreto del mondo. Chapeau.
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