la voce del tifoso

Popcorner

Dopo il destro/sinistro di Verdi, due reti da corner. Al Dall’Ara ci si diverte un sacco!

Redazione TuttoBolognaWeb

"Andare al Dall’Ara è un incubo. Andare al Dall’Ara è avvilente. Tre vittorie, tre pareggi e sette sconfitte. Sette, perchè quella con il Cittadella non era un’amichevole. Io c’ero e l’ennesima umiliazione sportiva non riesco a dimenticarla. Le statistiche a qualcuno non interessano, però il rumorosissimo silenzio dello stadio al triplice fischio dice tanto, tantissimo.

La Fiorentina non vince da cinque partite e nelle ultime due ha incassato la bellezza di sette pere. Noi nelle ultime sette ne abbiamo vinte due - una contro il mai domo Benevento - e visto che non pareggiamo mai, i conti fateli voi. Primo tempo a ritmo della tartaruga con verticalizzazioni che si vedono solo nel rugby. Per chi non lo sapesse, in questo splendido sport c’è un semplice principio: la palla può essere passata solo all’indietro. Ottimo e abbondante. Al minuto 40 qualcuno russa, altri sbadigliano e spuntano i primi plaid sulle ginocchia, quando Veretout batte un corner che sembra beffare un colpevole Mirante. Attimi di speranza, poi all’arbitro vibra lo «smart band». Magari è solo l’allarme dei mille passi fatti... no, goal. 0-1. Il Bologna si sveglia - fino a lì zero tiri in porta - e Destro coglie l’incrocio con la non richiesta partecipazione di Sportiello. Corner: bravo Pulgar e grazie Sportiello. Siamo uno a uno - in tutto - e nel secondo tempo bisognerebbe alzare i ritmi e metterli sotto. Invece da venticinque minuti di nulla spunta un triangolo della squadra ospite. Donsah non rincorre Chiesa. Helander è in anticipo ma ci dà un frenotto secco e Chiesa passa. De Maio vede uno spiraglio di sole, occhiali, crema, telo e chi si è visto si è visto. Chiesa la infila nel sette. 1-2. E’ un incubo! La reazione del Bologna è tutta in una occasione di Palacio che si defila e non trova la porta e due traversoni di Orsolini. Tiri nello specchio: zero.

"E’ acclarato che il Bologna non ha un gioco, riesce ad esprimersi solo in ripartenza e la «colpa» non è mia. Detto questo, fino al minuto 68 a Donadoni non imputavo davvero nulla. Poi il cambio Destro Orsolini: ok, per legge Mattia non può più finire una partita e Palacio - anche se in riserva - deve giocare 90 minuti. Poi prendi goal e butti nella mischia Di Francesco per Donsah e Avenatti per Poli. Nessuno ci ha capito più niente. Di Francesco non l’ha mai vista e Avenatti forniva cross per Palacio. Bene ma non benissimo. A questo punto del campionato trovo francamente inutile parlare di esonero di Donadoni, alla fine in campo ci vanno i giocatori e se questi fanno delle crepe mostruose non è colpa sua. Però, visto che i numeri parlano più di mille parole, e non sono dalla sua parte, a fine stagione la società dovrebbe imporsi una seria riflessione.

Anche perchè a Casteldebole tutti si riempiono la bocca di «crescita» e «tranne a Torino, siamo sempre stati in partita». La crescita per ora sta a zero, lo dice la classifica. Inoltre «stare in partita» vuol dire essere sul pezzo, ribattere colpo su colpo, essere pericolosi, non stare sotto di un solo, recuperabile, goal. Mi viene in mente il Cittadella, la partita di Bergamo con zero tiri in porta, contro la Lazio se il primo tempo finiva 0-5 eravamo contenti, il Crotone con zero conclusioni dopo il loro vantaggio, a Milano siamo stati inguardabili, contro la Juve non siamo scesi in campo, contro l’Udinese lasciamo stare. Dire «siamo sempre stati in partita» è raccontare una bella favola… poi bisogna trovare qualcuno che l’ascolti.

Forza Bologna, sempre… però che fatica.

MATTEO RIMONDI