la voce del tifoso

Omertà di serie

di Rosanna D'Atri

Redazione TuttoBolognaWeb

Non si può pretendere la perfezione ma la decenza non dovrebbe essere messa in discussione.

Ieri, abbiamo assistito per la milionesima volta a un atto di indecenza sportiva e non, con precedenti ben stampati nelle menti di tutti, capace di far crollare anche il muro di signorilità che contraddistingue il Sig. Roberto Donadoni. Ieri, abbiamo potuto ammirare quanto questa nazione sia scesa in basso tanto da predisporre una scorta a sorpresa per un giocatore di calcio, servita solo ad alimentare pregiudizi e luoghi comuni, perché piaccia o no ai più facinorosi la verità è che Verdi non è stato neanche considerato.

Ieri, abbiamo potuto vedere quanto marciume sta alla base di un sistema che definire omertoso rischia di essere un complimento, di quanto l’introduzione della tecnologia sia qualcosa di inutile in uno sport malato come questo, dove c’è chi ha il coraggio di scambiare parti anatomiche del corpo umano a colpi di frames o di non perdere tempo alla ricerca dell’immagine giusta per prendere decisioni chiare a Napoli come a Milano, passando per lo Scida. Ieri, abbiamo potuto constatare ancora una volta che l’uomo fa la differenza nonostante il VAR e che un regolamento scritto male con contraddizioni evidenti, da luogo ad interpretazioni varie ed eventuali a seconda del piede che l’arbitro di turno mette giù prima al mattino.

Ma tutte queste cose non si possono dire. Chi esprime opinioni che si discostano dalla versione ufficiale di sistema è solo un povero pazzo che usa i social per dare fiato alla bocca, senza competenza alcuna, solo con della rabbia repressa. A nessuno viene mai in mente che di competenza ne abbiamo, anche molta, che non serve per forza mostrare la Laurea in Scienze della Comunicazione o un Master in Giornalismo per poter affermare con certezza che la disparità di visione delle situazioni è imbarazzante. A nessuno viene mai in mente che liquidare il rigore su Callejon, come l’applicazione di un metro di giudizio discutibile che si basa sull’intensità del tocco percepita da Mazzoleni è ridicolo tanto quanto perdere 3 ore di trasmissione per definire quanto sia grande la coscia di Koulibaly, capace di coprire la mano che nel frattempo non ha aumentato il volume del corpo perché Palacio ha calciato violentemente e a una distanza che varia a seconda della prospettiva etc etc etc a giustificazione della mancata concessione del penalty? A me sembra solo l’ennesima dimostrazione che per giustificare scelte differenti ogni maledetta domenica siamo arrivati alla frutta. Ma non solo, capisci che il giro di affari ci ha avvelenato il cervello quando succede che ieri a Bari, nella finale di Coppa Italia di pallavolo, un errore dell’arbitro all’ultimo punto decisivo sancisce la sconfitta di Civitanova Marche (Campione d’Italia in carica) e consegna nelle mani di Perugia la coppa. Qualche timida protesta, poi tutti sotto rete a congratularsi con i vincitori e scena più importante? L’arbitro si presenta ai microfoni e chiarisce cosa ha visto, chiedendo scusa per aver preso, in totale buona fede, una decisione sbagliata. Stiamo parlando del secondo sport più importante di questa nazione, dove girano soldi. Ma sia mai che nel calcio succeda tutto ciò, arbitri muti e allenatori che tirano acqua al proprio mulino pur guardando le stesse immagini.

E sapete che colpa hanno i tifosi? Continuare a darvi dei soldi per finanziare un sistema con un regolamento che viene o meno applicato in base  a chi è primo in classifica. Dovremmo essere noi i primi a cambiare, smettere di venire allo stadio, comprare gadget, di fare file interminabili agli stand per un autografo o prendere un aereo per andare a Cagliari o Crotone. Dovremmo essere noi a far crollare il sistema dei dititti TV, a smettere di farvi sentire importanti.

Ci avete tolto il piacere di parlare di calcio, ma non ci toglierete la libertà di espressione e che vi piaccia o no, l’omertà non funziona sotto le Due Torri.