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L’erba del vicino è sempre più Verdi

L’erba del vicino è sempre più Verdi - immagine 1
di Gionni Forlenza

Si può partire subito, senza troppi giri di parole, asserendo che il Bologna di ieri sera al Bentegodi sia stato il peggiore targato Thiago Motta. Prima di questo match sottotono, la partita dispari era stata Torino-Bologna 1-0. Nel girone di ritorno sono questi punti lasciati per strada che più lasciano l’amaro in bocca. L’avversario di ieri sera era ampiamente alla portata, ma il Bologna è entrato in campo facendo solo un possesso palla sterile, con qualche estemporanea fiammata. 74% di possesso palla contro il 26%, la dice lunga. Se poi analizziamo i tiri totali siamo a 17 per il Bologna e 9 per il Verona, quasi 700 passaggi di marca rossoblu contro poco meno 250 di marca gialloblù: dati eloquenti. Il maggior tasso tecnico del Bologna lo si evince anche dalla precisione dei passaggi riusciti, 86% contro 62%, ma allora come ha fatto il Bologna a perdere? Il calcio, a questi livelli, è fatto anche di motivazioni, di cattiveria agonistica e poi, come in tutte le cose, ci vuole anche un pizzico di fortuna.

Che il Bologna avesse un maggior tasso tecnico ed un buon possesso palla alla vigilia non era stato messo in discussione, ma restava il dubbio di chi avesse maggiori motivazioni, maggior temperamento nel voler raggiungere o quantomeno veder avvicinare il proprio obiettivo, gettando in campo tutti gli altri aspetti fisici e mentali. I numeri in genere non mentono, ma a questo giro sono bastati due acuti del nostro illustre ex Simone Verdi a rendere nera la serata del Bentegodi, alla squadra, alla dirigenza, ai tifosi rossoblu e, soprattutto, ai 4000 supporter che hanno seguito la squadra in terra scaligera. La partita, va detto, ha avuto un andamento strano e spesso a fine campionato certi pronostici vengono sovvertiti, aldilà di ogni ragionevole dubbio.

Il Verona, come scrivevo ieri, era l’unica squadra che in questo campionato non aveva avuto nessun rigore contro e a favore e i gialloblù sul finire del primo tempo vanno in vantaggio proprio grazie ad un rigore trasformato da Verdi. Un primo tempo fra l’altro, spezzettato da una serie di falli, con i giocatori scaligeri, spesso a terra. I 6 minuti di recupero nel corso della prima frazione, sono da attribuire anche alla perdita di tempo per un rigore prima concesso dall’arbitro Mariani a favore del Verona e poi, riveduto e corretto dal VAR, con una semplice punizione dal limite dell’area.

Nella ripresa, Motta fa entrare Orsolini e Moro e poco dopo, Sansone al posto di Soumaoro, con Schouten che scala nella linea a 4 difensiva. Il cliché della partita cambia poco o nulla, il Verona raddoppia con Verdi e il Bologna prova a scuotersi. Da segnalare un tiri di Dominguez di poco a lato. Nei 6 minuti di recupero, il Bologna produce più di quanto non abbia prodotto nell’arco dei 96 minuti precedenti. Al terzo minuto, accorcia le distanze con Dominguez e ad un minuto dal termine, un tiro dalla destra di Ferguson, respinto da Montipò, si trasforma in un tap-in per Orsolini che in scivolata, dall’area piccola, spara alto sopra la traversa. Tenersi aggrappati all’ottava piazza, se si vogliono cullare sogni internazionali, sarebbe cosa buona e giusta, in attesa poi, dei verdetti estivi del Giudice. Basta però fare regali, giocare una partita con un atteggiamento da fine campionato come se ne sono viste troppe negli ultimi anni. Il tifoso va rispettato dall’inizio alla fine. Tre squadre devono comunque retrocedere ed è giusto che retrocedano per demeriti propri e non altrui. Nel frattempo, l’erba del vicino è sempre più Verdi ma a scapito di chi? Ai posteri l’ardua sentenza.

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