lo spunto

Vedo razzisti ovunque

Una piaga da condannare e debellare rischia di essere strumentalizzata fino al punto da perderne il reale significato

Manuel Minguzzi

I fatti sono noti: i telecronisti Rai sentono un verso di scherno nei confronti del giocatore Kean della Juve e parte il ritornello del razzismo: 'ululati razzisti a Bologna, che scandalo!'. Chi era presente al Dall'Ara ha prontamente specificato che gli 'uuu' dei tifosi rossoblù erano una risposta agli 'ooo' di quelli juventini, ed erano rivolti a ogni giocatore bianconero. Era uno sfottò, visto che il tifo bianconero appariva estasiato ad ogni giocata dei beniamini, comprese le conclusioni sgangherate. Tiro fuori di otto metri sottolineato da un 'ooo' come se fosse stato un eurogol. Da qui la reazione dei bolognesi.

Peccato però che i due telecronisti Rai abbiano travisato, facendo passare il solito messaggio inflazionato dell'ululato razzista. Così, in un amen, Bologna - non solo lo stadio, ma tutta la città - è passata da accogliente a incivile, da progressista a razzista. Roba da gridare allo scandalo. Tempo un nano secondo e il web è stato inondato prima di una notizia falsa, poi di una serie attacchi concentrici verso l'inospitale Bologna. E se il problema del razzismo va risolto il prima possibile, laddove presente, anche quello del razzismo strumentalizzato deve essere sconfitto. Ce lo hanno spiegato due ignari telecronisti che per non essere tacciati di insensibilità si sono prodigati a rimarcare una cosa che non è successa, e si sa benissimo che una notizia falsa, o non effettivamente controllata, può diventare vera se ripetuta migliaia di volte. I social, in questo senso, sono imbattibili. Non solo, la serata di sabato dovrebbe servire anche da monito verso la nostra professione, che a volte finisce in mano solo a chi non mette mai in dubbio una informazione (cosa che un giornalista deve sempre fare). Steve Buttry, giornalista che si occupa di fake news, ci aiuta con questa frase "Se tua madre diceche ti vuole bene, controlla".

Ora, per andare avanti ed evitare da un lato di strumentalizzare e soprattutto dall'altro di rendere inefficace la lotta al razzismo, serve essere lucidi. Il rischio concreto è vedere razzisti ovunque, anche dove non ce ne sono, portando una battaglia seria e del tutto condivisibile a perdere di significato. Il razzismo c'è e si sente ed è lì che va combattuto, ma se ci si fa contagiare dalla psicosi di percepirlo ovunque allora si fa un cattivo servizio a questa battaglia. Di fatto depotenziandola. Soprattutto, guai a farsi suggestionare dall'indignazione totale verso qualsiasi ipotetica forma di tifo, che può essere dura e strafottente, ma non sempre razzista. L'indignazione verso un ululato indirizzato ad un giocatore di colore è sacrosanta (bene fa Ancelotti a dire che se succederà ancora si siederanno in campo), a patto che la corsa alla stigmatizzazione di ogni frase o gesto non ci porti tutti fuori strada, soprattutto nei casi in cui si è preso un abbaglio perché non c'è stata una reale verifica dei fatti. E noi giornalisti siamo tenuti a controllare, anche quando si tratta di nostra madre.