editoriale

Mestieri, destini, portieri e…portinai

E’ una settimana in cui non è difficile trovare la “parola chiave”. Il fulcro di ogni discussione nei Bar o fuori da un’edicola, nelle trasmissioni radiofoniche (che sono diventate contorno quasi indispensabile delle...

Redazione TuttoBolognaWeb

E’ una settimana in cui non è difficile trovare la “parola chiave”. Il fulcro di ogni discussione nei Bar o fuori da un’edicola, nelle trasmissioni radiofoniche (che sono diventate contorno quasi indispensabile delle nostre giornate) piuttosto che nei programmi Tv di sapientoni, commentatori, analisti e opinionisti. Anche umarels e casalinghe, bambini e avventori di ogni sorta nominano lui: il reo, il capro(ne) espiatorio di tante colpe, il baluardo di argilla. Il Portiere!

Mestiere ingrato, quest’ultimo, senza tema di smentita, come un chirurgo, un cecchino o il mastro vinaio ha un compito che parte da un assioma: quello di non sbagliare (almeno quasi) mai. Poi quando l’errore è pacchiano (e magari ripetuto) diventa naturale che le conseguenze assumano contorni di disperate e funeree sensazioni. Si perde fiducia; ogni tiro diventa un rischio insopportabile per il destino futuro, le coronarie deboli e la psiche, già provata, e fragile come una foglia secca sotto il pesante passo dello Spettro-Retrocessione.

E l’uomo, lui il portiere, è nudo: come un soldato senza armi o un Sovrano senza corona.

Peccato che nell’Allegra Banda dei “Nostri Eroi” le alternative qualitative latitino. Un vice (poco più di un’ipotetica promessa…oggi si dice “un prospetto”) irrimediabilmente, anche se temporaneamente, fuori uso. Un terzo elemento bruciato l’anno passato (erano poi così più gravi le sue uscite da cacciatore di farfalle?) e l’idea di puntare al mercato. Che apre tra due lunghissimi mesi e soprattutto con poche risorse. Come andare a fare la spesa, in piena notte, e senza un centesimo in tasca.

Antichi ma inquietanti precedenti spalancano nefasti ricordi/previsioni: l’anno di Sterchele (che era poi quello di Baggio) chiamato a sostituire Antonioli infortunato e finito persino a beccarsi con la “balaustra dei Distinti” pronta ad aver colto una micidiale statistica tra tiri subiti e gol presi, tendenti a 1,00. Lo stesso Nello Cusin, dopo la cavalcata tra gli eroi della Maifredi Band del ritorno in serie A, faticò non poco sia il primo anno massima Serie (“se cambiam portiere ci salviamo” era il refrain in quell’Inverno dell’88/89) tanto da lasciar affidare la difesa della porta al buon “Baffone” Sorrentino, padre dell’attuale palermitano ex-Chievo. E anche l’anno della nuova retrocessione, un paio di stagioni dopo, un tourbillon di estremi difensori portò tra i pali prima carneade-Valeriani e poi il diciassettenne Pilato (finito a fare il centrocampista in Promozione).

Forse una lunga infornata decennale di “affidabili” (Antonioli prima-e-dopo, Pagliuca, Viviano, Gillet) ci aveva fatto dimenticare quanto delicato fosse codesto ruolo.

E ora? Sono problemi…che in teoria dovrebbe risolvere il Mister, pagato (benone) anche per questi dilemmi.

E pensieri per noi…

Pensieri poco allegri…che proviamo a mitigare con una breve storiella.

In un anonimo condominio, di un anonimo quartiere, di una qualunque grigia periferia, si stava consumando un piccolo-grande dramma da tardo pomeriggio: Milou, l’antipatico e spelacchiato gatto della signora Argia, appollaiato sul ramo più alto dell’unico albero del rione si rifiutava di scendere nonostante suppliche e minacce della suddetta anziana padroncina.

Un nugolo di nullafacenti, curiosi, cinnazzi di strada e immancabili umarels si prodigavano in (non richiesti) consigli e formulazione di soluzioni, senza grossi risultati.

Ma ecco che lui, l’uomo giusto al posto, ebbe il momento di gloria: Dinone scattò dal suo angolo e calcolò a colpo d’occhio la traiettoria del gatto volante. Calibrò pochi ma misurati passi laterali e allungò arti e membra profilando nel cielo una silhouette da figurine Panini. Poi, con le manone grandi come badili, afferrò la bestia con una presa perfetta. Un tripudio! Applausi scrocianti e sguardi estasiati. E lui, finalmente ritrovata un’espressione sorridente… lui avanzò verso la folla, con il trofeo-gatto-pallone ben stretto tra le mani. Due lunghi passi…due pesanti palleggi sul marciapiede e via …un lungo, potente, rinvio verso l’infinito.

Portieri (o portinai) si nasce…e si rimane per sempre.