editoriale

Classe di ferro rossoblù, la prova del nove conferma le scelte

BOLOGNA, ITALY - AUGUST 12:  Ladislav Krejci of Bologna celebrates during the Tim Cup match between Bologna FC andTrapani Calcio at Stadio Renato Dall'Ara on August 12, 2016 in Bologna, Italy.  (Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

di Rosanna D'Atri

Redazione TuttoBolognaWeb

Il patto siglato tra il popolo felsineo e i suoi condottieri ha visto la luce dopo la disfatta di Torino con la Curva Bulgarelli che si stringe in quel di Casteldebole a protezione di quei colori che a ogni partita bisogna onorare. La curva, per i calciatori, è la zona di confort – Francesco Totti docet – la vicinanza del “popolo” infonde il coraggio di rischiare, la voglia di vincere prende il sopravvento sulla paura di fallire, i muscoli e la mente fanno il resto.

Dopo la chiusura della sessione di mercato, i dubbi sul mancato arrivo di nomi altisonanti hanno messo in discussione l’operato dello staff di Saputo reo, a detta di molti, di aver puntato su troppi talenti in erba che il nostro campionato avrebbe fagocitato alla velocità della luce. Può sembrare assurdo, alla terza giornata di campionato, fare già un bilancio ma a Bologna niente è impossibile perché la piazza, calda come il sole di mezzogiorno al Dall’Ara, dà e pretende che gli sia restituita la passione. A questo punto, dopo solo 3 giornate, facciamola questa analisi perché mi chiedo in quanti si siano realmente resi conto che la formazione messa in campo da Mister Donadoni contro il Cagliari, quella formazione che a distanza di due giorni tutti osannano, per 8/11 è composta da ragazzi nati negli anni 90’ e che il più “agè” della compagnia è Mattia Destro che a soli 25 anni, deve sobbarcarsi anche il peso dell’età oltre a al carico di lavoro per tornare in forma al più presto.

Che sia chiaro, lungi da me, l’analisi tecnica delle giocate di Krejci o della voglia di segnare di Federico Di Francesco appena entrato in campo, lungi da me analizzare la partita di Nagy che dimostra una classe e un’eleganza che a 21 anni pochi hanno nel nostro campionato e, pazienza se eravamo abituati a Diawara che di classe si ne aveva in campo ma nella vita. Che io sia maledetta se al solo pensiero di Simone Verdi che tira le punizioni, chiudo gli occhi e immagino sia Baggio, salvo poi comprendere che il risultato è lo stesso con la palla che si deposita in rete. E che nessuno osi dirmi che Borriello, agè lupo di mare, è stato relegato sulla poppa della barca cagliaritana da una difesa che vede due 94’ e un 92’ tra le sue fila. Che fine hanno fatto quelli che indicano Donadoni come il maestro che ti accoglie e ti insegna a stare in classe nei primi giorni di scuola, quel maestro capace di comprendere le potenzialità e le diversità della materia prima che si ritrova tra le mani?

È difficile, a volte, apprezzare la bellezza ma abbiamo l’obbligo morale di cercarla in questa squadra, in questi giovani, in questi colori perché a dispetto dei “maigoduti”, la classe di ferro degli anni 90’ ha già portato a casa 6 punti sui 9 disponibili.

“Enjoey” Bologna, l’anno di transizione non è poi iniziato così male.