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editoriale
Sono passati 49 anni dall'ultimo scudetto del Bologna conquistato il 7 giugno 1964 nel famigerato spareggio contro l'Inter dopo un testa a testa emozionante costellato da polemiche e dalla vicenda doping, poi scongiurata. Il club rossoblù vinse un campionato che era iniziato con un testa a testa fra le due milanesi e che solo con l'inizio del nuovo anno, vide l'inserimento del Bologna nel gruppo di testa. Dopo lo scandalo scoppiato in seguito ad alcuni controlli anti-doping dopo Torino-Bologna giocata in febbraio 1-4, risultò che cinque giocatori rossoblù avevano assunto sostanze dopanti e la FIGC assegnò 3 punti di penalità alla squadra che riversò la rabbia sul campo continuando a macinare punti, fino allo scagionamento avvenuto in maggio, quando fu dimostrato che le dosi riscontrate nelle provette erano impossibili da somministrare ad una persona. La FIGC restituì i punti al Bologna, che ebbe giustizia e arrivò a fine campionato a pari punti con l'Inter di Herrera. La sfida dell'Olimpico fu a dir poco condizionata dal caldo infernale che invase la Capitale oltreché, per i felsinei, dal grave lutto per via della scomparsa del presidentissimo Renato Dall'Ara, deceduto negli uffici milanesi di Moratti appena 4 giorni prima della partita. Dopo un primo tempo sotto tono con poche conclusioni e tanti sbadigli, la partita prese vita nella ripresa, quando Romano Fogli risvegliò i cuori rossoblù con una gran tiro da fuori area a ripresa inoltrata, seguito dopo 8' dal raddoppio firmato da "Dondolo" Nielsen con un bel tocco sull'uscita del portiere Sarti. Momenti indimenticabili per un Bologna colpito al cuore dal grave lutto e vessato dalla stagione tribolata dopo le accuse di doping, che si dimostrò forte nello sconfiggere tutte le avversità incontrate strada facendo, ultima delle quali l'infortunio occorso ad Ezio Pascutti, centravanti da 130 reti senza tirare rigori, infortunato e quindi grande assente nello spareggio scudetto. Oggi riviviamo tramite i filmati, i documenti e le testimonianze dei nonni e dei padri quei momenti che fecero grande il Bologna, con tanto orgoglio ma anche con un pizzico d'invidia visto che generazioni più giovani, non hanno pressoché visto vincere nulla ai rossoblù. Chi visse quella stagione e comunque quei tempi, parla del famoso Bologna "che tremare il mondo fa" o quel Bologna che "così si gioca solo in paradiso", discorsi che ad oggi sono improponibili e che lasciano solo immaginare una squadra che offriva uno spettacolo sublime ed entusiasmante, che trascinava una città intera e che la domenica si riversava al Comunale per vedere le giocate degli uomini di Bernardini superando di quel po la capienza dello stadio, anche nelle partite meno affascinanti. Altri tempi, altri uomini, altro calcio.
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