news

Masina: “Ci salveremo, sogno la maglia azzurra”

Ricca e completa intervista sul Corriere dello Sport Stadio al terzino sinistro del Bologna Adam Masina. Una chiacchierata a tutto tondo sulla sua vita, sulla sua infanzia e sul momento del Bologna. E un sogno custodito gelosamente che si chiama...

Redazione TuttoBolognaWeb

Ricca e completa intervista sul Corriere dello Sport Stadio al terzino sinistro del Bologna Adam Masina. Una chiacchierata a tutto tondo sulla sua vita, sulla sua infanzia e sul momento del Bologna. E un sogno custodito gelosamente che si chiama Mondiale. Si parte dalla tenera età: "Non ho avuto una vita facile - ha ammesso Masina - mia madre è morta pochi mesi dopo avermi messo al mondo, ho passato tutta la mia infanzia nella bassa bolognese, prima in una casa famiglia, poi in affido. Sono passato da una famiglia all'altra fino a che ho trovato Raffaele, l'uomo che considero mio padre, e Teresa, la mia straordinaria nonnina. Non è stato facile neanche lì, poco dopo l'adozione Raffaele e sua moglie si sono separati". Masina però ha avuto le idee chiare fin da subito: "Già a tre anni dicevo a mia nonna che avrei voluto fare il calciatore, non è che lei ci credesse molto e tutte le volte me lo richiedeva, ma io rispondevo uguale. Ora sogno di fare il mio primo gol in Serie A e dedicarlo a lei come Florenzi". I primi idoli: "La prima immagine che ho è quella di Baggio visto alla tv, giocava nel Brescia. Da piccolo tifavo Juve, Del Piero era il mio idolo". Il sogno di fare il calciatore inizia ad assumere piccoli contorni concreti con la prima squadra: "Categoria Pulcini, giocavo nella Bassa Galliera. La domenica in campo c'ero io, un paio di marocchini e un pakistano, gli italiani andavano tutti a catechismo". Poi, finalmente, il Bologna: "Undici anni, giocavo punta alla Andersson. Spizzavo i palloni, ma i gol scarseggiavano. All'ultimo anno di Allievi venni scartato, fu l'estate più brutta di tutta la mia vita". Poi la rinascita: "Mi chiamò un dirigente della Giacomense, mi disse 'vieni ad insegnare ai ragazzi cosa vuol dire lavorare, da noi sei il benvenuto'. Incredibile, avevo diciotto anni e mi chiedevano di insegnare agli altri ragazzi. Con me c'era Palomba, un altro scartato, era un fenomeno, trequartista puro, ma c'era da prendere il treno per andare ad allenarsi, perdere il pomeriggio, mollò. Io invece prendevo il treno Bologna-Portomaggiore, scendevo a Mezzolara e aspettavo passasse papà a prendermi. A fine anno facciamo una amichevole con il Bologna che decise di riprendermi, mio padre mi consiglia di fare un altro anno in un campionato vero, Tarantino ci resta male ma capisce, l'anno dopo al Bologna ci sono tornato con Colucci, mi dice di restare qui che anche Pioli è d'accordo".

Da attaccante a terzino, una metamorfosi nata nella Giacomense, un periodo di tempo che se non ci fosse stato non ci avrebbe regalato questo Masina: "Fu Fabio Gallo a cambiarmi ruolo quando passai in prima squadra in Lega Pro Seconda Divisione. Ho lavorato tanto, il mio idolo è Maicon, quando all'Inter spingeva non lo prendeva nessuno, poi in difesa aveva qualche difetto. Vorrei fare meglio, attaccare e difendere alla stessa maniera". Si passa al presente: "Il mio contratto scade nel 2019, voglio misurarmi ad alti livelli. Ci salveremo, perché la qualità c'è e si è vista anche quando abbiamo perso. Siamo giovani e non possiamo avere esperienza, arriverà un po' alla volta". Su Rossi: "Prepara benissimo le partite, poi in campo ci lascia anche liberi". Ogni giocatore italiano, e Masina si sente tale, sogna la maglia azzurra. Ecco il suo pensiero: "Sogno di vincere il Mondiale, ogni tanto per gasarmi vado a rivedermi la finale 2006. So che l'Under 21 mi segue, poi sì, la Nazionale è un obiettivo".