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De Marchi: “Volevo diventare bandiera del Bologna, ma si dimenticarono di me facilmente…”

Le parole dell'ex giocatore rossoblu ora procuratore.

Redazione TuttoBolognaWeb

Marco De Marchi, ex giocatore rossoblu e oggi procuratore tra gli altri di Masina, ha parlato ai microfoni del quotidiano Il Resto del Carlino analizzando i motivi della grande crescita di giovani talenti italiani nell'ultimo periodo: "I club hanno lavorato bene in questi anni: hanno investito in allenatori, insegnanti e strutture. Non è un caso che l’Atalanta abbia trovato così tanti giovani: ha una storia, ha mentalità, cultura; in sei mesi il club ha tratto i risultati economici e tecnici più spettacolari di anni di lavoro, facendo ancora più ricco il presidente Percassi. Ma non è il solo esempio. Penso al lavoro che ha fatto Checco Palmieri al Sassuolo. La vittoria al Viareggio è un risultato straordinario. Ma anche altri club stanno lavorando molto bene. Il Bologna, per esempio, dopo l’arrivo di Saputo. I club che non puntano alla Champions dovrebbero credere di più a questo obiettivo: vincere è bello, ma creare una squadra di talenti fatti in casa diventa una svolta".

Su Masina: "Non l'ho sgridato per l'uscita in discoteca. Parliamo di un’uscita in città fino all’una di notte. Se i giocatori volessero sgarrare andrebbero lontano dagli occhi dei tifosi oppure si chiuderebbero in casa. Invece qui era tutto trasparente e stiamo parlando di un mercoledì o martedì sera".

Alcune considerazioni anche sul suo passato in rossoblu: "Io sono l’esempio di chi veramente voleva diventare una bandiera, lo dice la mia voglia di tornare a Bologna a 26 anni dopo aver alzato la Coppa Uefa a maggio con la Juve. Decisi di venire a Bologna in serie C, e in tre anni siamo andati non in B ma in A, arrivando poi in zona Uefa. Quando sono arrivato chiesi la fascia di capitano. Mi chiamavano tutti, da Montezemolo a Gazzoni, ogni giorno. Quattro anni dopo sono stato trattato come uno che aveva giocato lì un mese e mezzo... Per questo le bandiere oggi esistono di meno, quando servi sei tutto ma poi ti dimenticano in fretta. E dire che mi sono messo a piangere quando dovetti andare via: e non volendo giocare contro il Bologna andai all’estero".