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A Bergamo si capirà la condizione del Bologna

Domenica la sfida verità per il Bologna: o ufficiale apertura della crisi o rinascita dopo un momento di flessione

Manuel Minguzzi

Stanchezza? Crisi? Appagamento? Di sicuro il Bologna non è più brillante come un tempo, ma per capire se si tratta di un calo fisiologico - quelli che tutte le squadre incontrano in una stagione - o se invece si sta aprendo la classica crisi di fine campionato, si dovrà attendere la trasferta di Bergamo. Tutte le formazioni vicine alla posizione di classifica del Bologna hanno avuto momenti di flessione: il Chievo è partito fortissimo, poi in inverno è stato risucchiato a destra, l'Empoli sembrava destinato all'Europa ma ne ha perse 4 in fila tra febbraio e marzo, il Toro sembrava il modello da cui prendere spunto con gli arrivi di Zappacosta e Baselli ma ora è dietro ai rossoblù, il Sassuolo a gennaio si era inceppato (con conseguente rimonta del Bologna), mentre Udinese e Palermo (vittoriose all'andata al Dall'Ara) sono piombate nella zona rossa. Succede a tutti di avere un calo, la differenza sta nell'affrontarlo. Mentre altre perdevano, il Bologna nel suo momento di flessione ha continuato a muovere a piccoli passi la classifica, tutti pareggi utili a restare a sinistra.

Il match di San Siro non è stato soddisfacente, ma il confine tra la stanchezza (fisica e mentale del Bologna) rispetto alla ritrovata forma dell'Inter può essere percepita allo stadio Atleti Azzurri d'Italia. Sarà quella la cartina di tornasole per Donadoni e il Bologna, perché di fronte ci sarà una Atalanta quasi all'ultima spiaggia che vorrà evitare pericolosi tornanti finali con il fiato sul collo di Frosinone e Carpi. Non vincendo da dicembre, una Dea partita nella metà sinistra di classifica (un girone fa, a Bologna, Reja e soci erano noni) sarà chiamata a ritrovare la vittoria contro una formazione ormai salva e in un momento non brillante. In quel frangente si capirà la condizione del Bologna, se cioè davvero la squadra sta mollando mentalmente e fisicamente dopo una grande rimonta o se il periodo di appannamento può essere superato come solo le formazioni solide e mature riescono a fare. Ma se i rossoblù avessero staccato completamente la spina probabilmente avrebbero perso contro Palermo e Carpi (altre formazioni affamate), contro l'Udinese (ora seriamente a rischio) e sbracato completamente a San Siro perdendo tre a zero invece di rientrare in partita nel finale.

Di sicuro, se l'opaca prestazione di Milano si ripetesse anche a Bergamo - con un avversario in difficoltà e non in forma - gli interrogativi inizierebbero a farsi pressanti. Perché il calcio ha la memoria corta e una cavalcata trionfale, che ha portato il Bologna da squadra spacciata a unica formazione a bloccare la Juve, può trasformarsi in una lenta agonia primaverile. Di quelle che da queste parti si sono già viste. Se il Bologna ha totalmente finito la benzina, mascherando questo con gli ultimi pareggi ottenuti contro avversari di rango inferiore, lo scoprirà a Bergamo. Quando di fronte avrà una squadra che farà di tutto pur di vincere, con fame e sangue agli occhi, gli stessi che aveva il Bologna solo un mese fa quando fermò la sontuosa striscia bianconera. Se quella luce può ancora riapparire, se quella forza riaffiorare, i rossoblù dovranno dimostrarlo contro Reja. Se Donadoni non vorrà andare incontro alle prime durissime critiche della sua gestione rossoblù, non dovrà avere pietà della sua scuola di vita e di calcio giovanile. Nel mondo del pallone non c'è spazio per i sentimenti, e sarebbe un peccato rovinare una grande stagione con il solito finale in calando.

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