lo spunto

Una granata a ciel sereno, ma gli episodi nel calcio contano…

Il Bologna perde due a zero a Torino, probabilmente in maniera meritata ma soprattutto per via di qualche svista arbitrale che alla fine risulta decisiva. Non c’è stata reazione dei rossoblù, quasi nulli offensivamente e fin da subito timorosi...

Manuel Minguzzi

La nostra città è veramente buffa, all’intervallo di Bologna-Atalanta, con un Bfc in difficoltà, il cataclisma era già stato annunciato: ‘nemmeno Donadoni ci salva, non è cambiato nulla!’, sentenziavano sui social. Poi è arrivata la ripresa, la vittoria, seguita da quella a Verona e il pareggio con la Roma. Donadoni fenomeno, squadra fortissima con un talento che solo Delio Rossi aveva contribuito a nascondere con le sue errate scelte. Adesso sì che è tutto in discesa, possiamo battere chiunque, giocare bene al calcio tutte le settimane e far divertire i nostri tifosi. Non ci ferma più nessuno. Invece no, perché arriva la classica partita difficile contro una squadra quadrata, che concede poco, che fa della solidità il suo marchio di fabbrica e il Bologna diventa di colpo brutto. Ci sta, è il calcio, ci sono squadre che ti concedono qualcosa, prestano il fianco alle loro debolezze permettendo all’avversario di girare il coltello nella piaga. Il Toro no, non è da Ventura, anche nelle sconfitte e per una squadra che non vinceva in casa da due mesi diventava basilare non steccare l’appuntamento con il Bologna, esattamente come noi abbiamo fatto con l’Atalanta. Il Toro avrebbe masticato il pallone, cercando di scardinare un Bologna che sarebbe sceso in campo per non concedere spazi: mi aspettavo questo. E’ andata così e Donadoni, non potendo sfruttare una prima punta da Serie A, è stato costretto ad impostare una gara basata sulla distanza tra i reparti, sulla giusta disposizione in campo e sul contenimento. In sintesi: è sceso in campo per il pari.

Si può discutere, certo, sul fatto che fosse giusto o sbagliato, ma il mister ha optato per una tattica che le squadre con una salvezza nel mirino a volte adottano. Muovere la classifica a piccoli passi, dopo che sei riuscito con bravura ad uscire dalla secca, serve eccome. Se la media per salvarsi è di un punto a partita, oggi valeva la regola del pareggiaccio in trasferta. Quanti ne abbiamo chiesti con Delio Rossi, pensate solo se contro Sassuolo, Palermo e Udinese fosse finita in parità. 16 punti, sai che tranquillità andare a giocare all’Olimpico senza Destro. E allora mi chiedo: perché a Bologna è impossibile guardare in faccia la realtà con raziocinio? Maietta da idolo diventa brocco per un retropassaggio errato, Diawara stecca una partita a 18 anni e allora non è poi così forte, Rizzo viene limitato da un ottimo Molinaro e quindi risulta sopravvalutato tutto d’un tratto. Pensare invece che, per la conformazione tattica del Toro, quella di oggi sarebbe potuta essere una partita difficile per il Bologna? Proviamo, una volta per tutte, a guardare il Bologna con la sua reale veste, ovvero una squadra di bassa classifica in lotta per la salvezza, una rosa che porta con sé pregi ma anche difetti, di conseguenza: imperfetta.

C’è poi un altro aspetto da sottolineare, perché Mattia Destro è stato criticato in questo avvio di stagione ma all’Olimpico di Torino abbiamo avuto la dimostrazione dell’assoluta necessità per Donadoni di averlo in campo. La differenza con i suoi sostituti è abissale e come spesso accade il valore di un giocatore si percepisce nitidamente quando manca. Sia Mancosu che Acquafresca ancora una volta non si sono dimostrati all’altezza e anche all’interno di un Bologna poco coraggioso si sarebbe potuto fare di più. E’ mancata cattiveria e convinzione, probabilmente i rossoblù si sono adagiati sul compitino di uno scialbo zero a zero, ma è altrettanto vero il fatto che le punte non hanno inciso in nessun aspetto del gioco se non nel restare costantemente dietro la linea del pallone o nascondersi dietro a un difensore. Così non va, ecco perché diventa fondamentale trovare sul mercato un’altra punta nel caso in cui Destro dovesse saltare qualche partita. Perfetto l’acquisto diventerebbe se oltre al ruolo di vice-Destro riuscisse a ricoprire anche quello di spalla.

Infine, Ghersini. Ha deciso di arbitrare all’inglese, fischiando poco, cercando di far scorrere il più possibile la partita. La direzione di gara, come metro arbitrale e gestione dei falli, non è stata gravemente insufficiente, ma sugli episodi il giovane arbitro di Genova è andato in confusione. Dubbio l’intervento di Molinaro su Mancosu in area, anche se a velocità normale l’impressione è stata che il difensore fosse intervenuto pieno sulla palla. Non era facile, si poteva sbagliare. Lo stop irregolare di Belotti invece è apparso quantomeno ‘strano’ fin da subito, il movimento verso l’area della palla non poteva essere congruo con la velocità con cui la stessa è stata passata all’attaccante: quasi impossibile stopparla e tenerla vicino al corpo senza qualche aiuto. E’ l’episodio che condanna il Bologna, in una partita che molto probabilmente sarebbe finita zero a zero e in cui, fino a lì, i rossoblù avrebbero meritato il punto. E’ ovvio che il giudizio finale è influenzato dal risultato, dall’errore di Maietta sul secondo gol e dalla mancata reazione, ma non è che il Toro abbia messo in mostra un gioco scintillante e così meritevole della vittoria piena. Facendo una somma ai punti come nel pugilato il risultato può anche essere giusto ed è un peccato che il Bologna non sia riuscito ad organizzare una manovra un po’ più convincente per mettere in difficoltà gli avversari. Tutta questa differenza in campo non si è vista e qualcosina di più era necessario farla. Anche perché il Bologna aveva già in passato dimostrato di fare meglio di così. La partita, forse, si può riassumere in questo modo: una granata a ciel sereno.

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