lo spunto

Psicosi (incubo 04/05?). Di Vaio-mister: visioni diverse, e il post Corvino…

Crisi per il Bologna, terza sconfitta consecutiva e salvezza non ancora in ghiaccio. I punti sono 36 come nel 2005, ma ci sono analogie?

Manuel Minguzzi

E' partita la caccia al ricorso storico, a quella stagione 2004-2005 in cui un Bologna stellare per trequarti di campionato sfiorò l'Europa salvo retrocedere con un finale di stenti e paure. Analogie? Vediamo.

Per prima cosa occorre sottolineare come allora il campionato venne inquinato dalle vicende di Calciopoli, dirigenti poi condannati in sede di giustizia sportiva per aver influenzato il risultato finale di quella stagione. Inutile ricordare tutti gli episodi arbitrali. Di sicuro però è presente un'analogia inquietante, ovvero il fatto che anche allora l'ultima vittoria rossoblù prima del tracollo fu in quel di Udine. Segnò Tare su assist di Zagorakis, uno a zero, risultato uguale a quello firmato da Destro il giorno di San Valentino. La differenza è comunque rappresentata dal livello della squadra, quella di oggi più giovane e forse più talentuosa, quella di allora più esperta e con pochissime energie nelle gambe nel finale. Ma il dato meno allarmante è rappresentato dalle giornate che mancano alla fine del campionato. Nel 2004 il Bologna iniziò ad andare in crisi a dieci giornate dalla fine, sciupando un vantaggio, dopo Udine, di 8 punti. Oggi il divario è lo stesso, ma le giornate sono meno e questo non dovrebbe portare ad una quota salvezza sopra i quaranta (i rossoblù andarono allo spareggio con 42 punti in classifica). In quella stagione, inoltre, si ritrovarono invischiate nei bassi fondi squadre del calibro di Fiorentina, Parma e Chievo, probabilmente una concorrenza più spietata rispetto a quella di Carpi, Frosinone e Palermo oggi. Inoltre le sentenze hanno appurato che qualche formazione venne sospinta verso l'alto nel finale di stagione, e chiudiamo qui. Resta comunque negli annali la crisi del Bologna che chiuse con soli 6 punti fatti nelle ultime 10 giornate di campionato. Pensate, dopo Udine il bilancio rossoblù parlava di 9 vittorie, 9 pari e 9 sconfitte, a fine campionato i numeri sentenziarono la retrocessione: 9 vittorie, 15 pareggi e 14 sconfitte.

Sperando dunque che il Bologna non ripercorra quelle tortuose strade, anche se è necessario il prima possibile uscire dalla crisi, si può notare come all'interno del Bologna le opinioni siano differenti. E questo è forse il segnale più negativo. Evidentemente Roberto Donadoni e Marco Di Vaio, allenatore e club manager del Bologna, hanno raccontato due visioni diverse lunedì sera al termine della partita. Il primo ha parlato di 'troppe chiacchiere nell'ultimo periodo', il secondo ha invece negato gli effetti negativi sulla squadra di alcune vicende esterne come appunto il futuro del tecnico e del Ds. 'Da giocatore non ho mai pensato a quello che succedeva fuori', ha affermato il club manager. Sono due prospettive diverse, impossibili da far incontrare, ma è chiaro che qualcosa all'interno della squadra deve essere successo se ora si racconta della terza sconfitta in fila e di mezzo tiro in porta contro la spacciata Verona. Se il Bologna sta attraversando un problema profondo e due dei principali protagonisti percepiscono due cause diverse si rischia di creare un intoppo in più. La squadra ha staccato la spina? Le voci - Sabatini sempre più vicino, manca poco ma forse decide Saputo - hanno distratto? L'infortunio di Destro (a proposito, tutto ok?...) ha inibito il potenziale offensivo? Sono fattori importanti ma ora contano poco, la cosa importante è non far salire la psicosi da retrocessione, ricompattarsi per l'ultima fatica e fare tutto ciò che è necessario fare per evitare incomprensibili spasmi primaverili. Al resto ci si penserà dopo, la resa dei conti dovrà avvenire a salvezza acquisita perché anche solo accostare quel 2005 mette i brividi. Si chiuda dignitosamente, a 41-42 punti se proprio non si riesce a far di più, ma guai a riaprire clamorosi discorsi con le ultime tre posizioni.

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