Sicuramente il mondo è cambiato a Casteldebole, ma il sabato le differenze non sono così stordenti. Non parlo di risultati, troppo presto per fare un bilancio, ma di scelte. Le novità rispetto a prima sono sostanzialmente due e non undici: il portiere titolare e la prima punta. Con Delio Rossi giocano Da Costa al posto di Coppola e Mancosu al posto di Cacia, sono cambiati l'ultimo baluardo davanti alla porta rossoblù e la prima bocca da fuoco di fronte la rete avversaria. In mezzo più o meno le stesse cose proposte da Lopez. Gastaldello e Maietta giocavano anche con l'uruguagio così come Ceccarelli a destra e Masina a sinistra, il centrocampo a rombo è il mantra del precedente allenatore e gli interpreti (Krsticic a parte) gli stessi. Casarini è insostituibile, Matuzalem è parso più incisivo in fase di regia e Buchel sta lentamente tornando quello pre-infortunio. Giocherebbe Krsticic sulla trequarti al posto di un Laribi in fase involutiva, ma gli infortuni sono il tallone d'Achille del serbo che fa fatica a scendere in campo con continuità. In avanti, Mancosu e Sansone. L'ex Samp, a parte un gennaio passato in panchina, è diventato un punto fermo e lo stesso Lopez aveva capito l'importanza della seconda punta dotata di tiro, dribbling e pericolosità sui calci piazzati (citofonare Bessa per quelli calciati sabato contro l'Avellino). Mancosu invece ha scalzato Cacia dalle gerarchie ma continua a non essere produttivo in attacco, qui occorre recuperare entrambi perché un attacco da 70 gol non può essersi dissolto nel nulla.
lo spunto
Non è stata proprio una rivoluzione
“Rovesciamento radicale di un ordine costituito”. E’ il significato del termine ‘rivoluzione’, una parola che molto spesso sentiamo riecheggiare sotto I Portici. Analizzavo dunque le scelte di Delio Rossi e il suo...
Delio Rossi sta lavorando dunque su delicati equilibri, cercando in primo luogo di migliorare quello che prima non andava e in secondo di imprimere il proprio marchio sul Bologna. Difficile ripartire da zero con un mese a disposizione, ci sono i normali tempi di conoscenza e le giuste contromisure da adottare per una squadra che ha sostanzialmente fallito il primo obiettivo: la promozione diretta. Si può lavorare però modificando leggermente le gerarchie e insegnando nuovi movimenti con cui mettere in difficoltà gli avversari. Ricordiamoci che ad un certo punto della stagione il Bologna ha iniziato a balbettare proprio perché i nostri avversari avevano perfettamente compreso i nostri punti di forza limitandoli. Ecco perché si può portare qualcosa di nuovo anche in poco tempo, sfruttare la discreta base costruita prima rendendola più produttiva in avanti. Il Bologna a volte è apparso come la più classica delle nazionali portoghesi: buona mole di gioco sprecata dalla mancanza di un bomber. In realtà ci sarebbero eccome, ma dovranno essere baciati di nuovo dal sacro Dio di ogni attaccante: il gol. Sfruttare il Bologna di Lopez dotandolo di più grinta, nuovi movimenti e attaccanti nuovamente incisivi. Non è una rivoluzione, ma un rimedio di quello che non funzionava, l'ultimo tassello del puzzle o più semplicemente un Bologna che torna a fare il Bologna.
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