editoriale

Donsah e Diawara: la rivincita degli ultimi

Emozione. Stupore. Incredulità. Quando lo sport fonde le proprie molecole con la dimensione umana dei protagonisti nascono storie, favole, poesie. Il calcio diventa arte, la realtà assume magiche sfumature. Devi avere qualcosa di speciale...

Matteo Ragazzi

Emozione. Stupore. Incredulità.

Quando lo sport fonde le proprie molecole con la dimensione umana dei protagonisti nascono storie, favole, poesie. Il calcio diventa arte, la realtà assume magiche sfumature. Devi avere qualcosa di speciale dentro, qualcosa che ti garantisca di continuare senza mai fermarti. Forse il segreto è non pensare, limitarsi ad ascoltare, riavvolgere il nastro e poi comprendere. In quel momento capisci un mare di cose che normalmente ti sfuggono, in maniera automatica. Capisci che la mente umana forgiata dalle esperienze vissute a tratti vale quanto la qualità tecnica, quanto l'intelligenza tattica. Capisci perchè due ragazzi giovanissimi, un classe '96 e un classe '97, non concedano, in realtà, l'impressione di probabile immaturità che potrebbe sorprendere degli adolescenti alle prese con soldi pesanti, fama, palcoscenici e riflettori abbaglianti.

Donsah e Diawara, due storie differenti, ma attraversate da strade comuni e un punto d'arrivo simile.

Dell'ex Cagliari sappiamo già qualcosa. Avrei tanto voluto dedicargli un intero editoriale in seguito alla toccante conferenza stampa riguardante la sua vita, attraverso i miei canali social (oddio, detta così suona terribilmente seria) scrissi, effettivamente, un paio di righe. La mia speranza era principalmente riposta nel buon senso generale, il desiderio che i media locali non snobbassero troppo frettolosamente la storia di Godfred. Una vita da film. Per fortuna pochi giorni dopo il buon Minguzzi raccolse “l'invito” e descrisse secondo il suo punto di vista, nel giornaliero Spunto, l'ascesa di Donsah, dando il giusto peso ad una vicenda di estrema importanza.

Forse amo queste favole tanto quanto il calcio giocato stesso. Lo ammetto.

Per un attimo voglio abbandonare l'ex Cagliari, di cui bene o male si è già parlato, per concentrarmi su Amadou Diawara. Occhi lucidi, parole che faticano ad uscire: l'immagine è limpida. Come se, improvvisamente, Amadou fosse stato catapultato in un mondo a lui sconosciuto. Flash, video, foto, giornalisti. “Forse ci sono, forse sono arrivato”. Forse è questo che il giovane guineano ha realizzato, forse imboccando la strada più lunga. Un cammino immenso: dalla squadra parrocchiale in Guinea, passando per Cesena (non ancora tesserato), una settimana a Lecce portato da Corvino, San Marino e la promessa del direttore si tramuta in realtà: Diawara è rossoblù. Tutto questo senza passare dalle giovanili. Quasi inconcepibile, considerando il salto effettuato dal centrocampista. Inizialmente destinato alla primavera, Diawara impiega pochissimo a guadagnarsi minuti e maglia da titolare, questione di carattere e personalità. Inutile girarci attorno, mi sono innamorato. Sempre a testa alta, sempre posizionato correttamente in campo, sempre a tentare la verticalizzazione o la giocata.

Ma, c'è un ma. Amadou, se possibile, ha guadagnato miliardi di punti proprio durante l'ultima conferenza stampa: l'ammirazione per Yaya Tourè, il desiderio di essere migliore del proprio esempio, la concezione reale di muovere i primi passi dopo tante peripezie. Un ragazzo genuino con la testa sulle spalle. Come Donsah. Se hai un solo colpo, sai che quel maledetto colpo non potrà essere sprecato. Cresci e maturi in un batter d'occhio, in campo puoi girare a testa alta orgoglioso tra i veterani, ma fuori dal rettangolo verde mostri la timidezza figlia di chi ha tutto da perdere. Scrissi riguardo Donsah: "Povertà, cibo, la fratellanza con Acquah, la Serie A e poi la nazionale. Per questo motivo sono sicuro che Godfred spaccherà il mondo, perchè ha fame, la forza di non fermarsi". Adesso sono sicuro che la stesso valga per Diawara. Amadou prova la stessa fame del suo compagno di club. Gli ultimi trovano la strada e diventano primi, gli ultimi ora primi guidano la fila: esempio straordinario per chi, come loro, imbocca lo stesso cammino; un esempio per chi non ha mai dato il massimo, per chi non prova la stessa fame, lo stesso desiderio.

Io tifo per loro, per Godfred e Amadou.