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Scheda tattica – Il Milan di Allegri

Il Milan quest’anno sta vivendo una stagione di transizione che rischia di essere avara di soddisfazioni e soprattutto di mettere in pericolo la panchina di Allegri. I vecchi campioni ormai sono un ricordo e sono stati sostituiti con...

Redazione TuttoBolognaWeb

Il Milan quest'anno sta vivendo una stagione di transizione che rischia di essere avara di soddisfazioni e soprattutto di mettere in pericolo la panchina di Allegri. I vecchi campioni ormai sono un ricordo e sono stati sostituiti con alternative low cost o giovani promettenti che per il momento però non possono garantire la continuità di rendimento che ci si aspetterebbe dal club più titolato del mondo. I buoni risultati ottenuti finora sono di fatto più frutto della sorprendente esplosione di El Shaarawy piuttosto che di meriti del collettivo a maggior ragione se esaminiamo il lavoro fatto da Allegri che ancora non è riuscito a trovare una disposizione tattica precisa. I rossoneri infatti fluttuano tra il 4-3-1-2, il 4-3-3 e il 4-2-3-1 avendo però sempre come base una retroguardia poco più che improvvisata in cui al centro ruotano due tra Mexes, Bonera, Yepes, Acerbi e Zapata mentre sugli esterni l'inattesa maturità di De Sciglio non maschera i limiti evidenti di Constant, Abate e Antonini. Se a questo aggiungiamo una pericolosa insicurezza latente sia di Abbiati che di Amelia, risulta ovvio che il Milan quest'anno subisca le offensive di qualunque avversario. Allegri chiede alla sua squadra di basare il proprio gioco sul possesso di palla, ma le fragili fondamenta costringono spesso anche gli uomini del reparto offensivo a sprecare energie arretrando e perdendo così lucidità in fase di spinta. Per quanto riguarda il centrocampo Ambrosini, Flamini e Muntari si alternano in fase di contenimento mentre invece l'inserimento di Montolivo non solo non ha avuto gli effetti sperati in cabina di regia, ma ha anche costretto a spostare il raggio d'azione di Boateng che ormai sembra sempre più estraneo al progetto rossonero. Il reparto offensivo invece è l'unico vero punto di forza dei rossoneri e si basa spesso sul costante movimento di tre uomini che cercano il fraseggio senza dare punti di riferimento agli avversari ma anzi alzando spesso la marcatura per indurre le difese all'errore in fase di ripartenza. Quando invece Allegri schiera Pazzini il gioco del Milan assume connotati più statici appoggiandosi su una prima punta classica a cui spetta il compito di difendere la palla per dare il tempo ai compagni di inserirsi.