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Virtus Tennis: “Da noi non si può giocare, a Casalecchio sì…”

Riportiamo integralmente il comunicato stampa della Virtus Tennis sulla chiusura del tennis nel comune di Bologna in questa fase di zona rossa. ‘La Virtus Tennis ha richiesto la Vostra attenzione per chiederVi di dare eco ad una situazione...

Redazione TuttoBolognaWeb

Riportiamo integralmente il comunicato stampa della Virtus Tennis sulla chiusura del tennis nel comune di Bologna in questa fase di zona rossa.

'La Virtus Tennis ha richiesto la Vostra attenzione per chiederVi di dare eco ad una situazione che si sta protraendo da quasi un mese e che è il frutto, diretto od indiretto (vedremo più avanti), dell’ordinanza restrittiva del sindaco di Bologna Virginio Merola emessa il 5 marzo di quest’anno e reiterata lo scorso 18 marzo.

Sostanzialmente il Sindaco ha imposto, caso PRATICAMENTE unico IN TUTTA LA PROVINCIA, la totale chiusura allo sport bolognese anche agonistico invocando (vedasi allegate ordinanze) varie motivazioni di ordine sanitario con tutto ciò che vi sta a monte ed a valle.

Purtroppo o per fortuna (in questo caso le visioni ed interpretazioni sono duplici) i colleghi del Sindaco Merola in carica nella cintura dei comuni bolognesi (ad esempio San Lazzaro o Casalecchio di Reno giusto per citare i più contigui ma l’elenco è lungo) hanno ritenuto di non seguire nello specifico l’esempio del primo cittadino bolognese dando corpo alla particolare situazione di seguito descritta:

a Bologna è vietato (salvo particolarissime deroghe che di fatto tagliano fuori il 95% degli agonisti) lo sport del tennis agonistico (che come potete intuire già di per sé è forse, insieme alla corsa solitaria, lo sport meno incline al contatto ed al rischio contagio) e del paddle sia nelle strutture chiuse sia, e qui è forse il paradosso, all’aperto (ricordiamo che la frequentazione di palestre, spogliatoi e quanto d’inerente è interdetta da novembre 2020).

Ancora più assurdo, ben oltre i confini dell’ilarità, è il fatto che a circa 3-4 chilometri in linea d’aria dalla Virtus Tennis (area Galimberti/Valeriani, quartiere Costa Saragozza) quindi ad esempio nel Comune di Casalecchio di Reno (ma anche a Villanova di Castenaso, ad Ozzano, a Rastignano, a Castel Maggiore e ripeto potremmo continuare a lungo) il gioco del tennis e del paddle sia invece consentito, all’aperto ed al chiuso.

Questa difformità di scelte sta producendo un clamoroso autogol in quelle che erano le meditate intenzioni del Sindaco Merola; stiamo infatti assistendo ad una migrazione di soci del nostro Sodalizio (ma so per certo che la cosa accade anche per altre realtà bolognesi, analoghe e non alla Virtus), che si riversano in queste terze strutture, aumentando di fatto i rischi di contagio e facendo crollare miseramente il progetto, od almeno le intenzioni che vi sottostanno, attuato dal Sindaco Merola.

La Virtus Tennis non chiede ai sindaci dei comuni della cintura bolognese di uniformarsi alle restrizioni specifiche di cui sopra emanate dal Sindaco Merola e non chiede al Sindaco Merola di rivedere la sua posizione; la Virtus Tennis chiede di poter pensare di operare in un contesto metropolitano/provinciale nel quale vi sia omogeneità di atteggiamento politico nei confronti dello sport, in particolare del tennis e paddle e nel quale la concorrenza di mercato sia leale e garantita.

Non possiamo pensare, come Virtus Tennis, di chiedere ancora sacrifici (dopo un 2020 già difficile) ai nostri soci, cioè quote annuali necessarie per mantenere una struttura ubicata praticamente nel centro di Bologna, che si disloca su una superficie di 3 ettari, dotata di 11 campi da tennis, 2 campi da paddle, palestra, piscina, pista di atletica, club house con ristorante ed altro ancora, nella quale operano decine di collaboratori tecnici, dipendenti, addetti alla ristorazione e così via, dicendo a questi soci che purtroppo non possono allenarsi, giocare, fare attività fisica ALL’APERTO, per poi vederli giustamente (o meno, qui dipende sempre dalla sensibilità di ognuno sul tema contagio e responsabilità sociale) andare a 3 chilometri di distanza ad assembrarsi in luoghi che probabilmente non sono, in termini di dimensioni e tipologia, la Virtus Tennis; il risultato di conseguenza è:

1) che il rischio di contagio invece che diminuire aumenta sensibilmente in quanto buona parte delle migliaia di soci dei principali circoli bolognesi altro non fanno (basta essere dotati di tessera agonistica ed essere iscritti ad un torneo) che recarsi là ove un’attività come il tennis od il paddle è consentita (e ripeto basta andare a 3 chilometri, non a 200 chilometri) riempiendo all’inverosimile siti alternativi,

2) che i nostri soci invece che pagare un quota alla Virtus per non avere la possibilità di giocare, il prossimo anno andranno là ove hanno potuto giocare, probabilmente non pagando alcuna quota o nella peggiore delle ipotesi corrispondendone una molto minore (anche ovviamente perché l’ubicazione ed i servizi sono giocoforza diversi).

Questo deve essere chiaro al nostro Sindaco ed ai suoi colleghi della cintura bolognese perchè quando a metà e fine anno si redigeranno i conti e molto probabilmente si sarà costretti a prendere difficili decisioni per fare fronte alle sopravvenienze passive provocate, per la fattispecie, UNICAMENTE dalle improvvide decisioni disomogenee sopra accennate, la responsabilità politica e morale sarà molto chiara.

La Virtus Tennis non ha la ricetta, in Virtus non si fa politica, si fa sport (sempre che ce lo lascino fare), le decisioni spettano ai politici e la Virtus le rispetterà sempre; la speranza è che siano (cioè tornino ad essere perchè fino ad oggi non lo sono state) decisioni eque, omogenee per territorio e che portino alla (contribuzione per una) risoluzione di questa tragedia che sta colpendo (quasi) tutti.

Un caro saluto'.

Il Consiglio Direttivo della Virtus Tennis

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