"Nelle prime settimane del contagio facevamo 2.500 tamponi a settimana perché non ce n'erano di più, quindi ai primi di marzo sicuramente alcuni contatti delle persone malate non hanno ricevuto il tampone. Ora arriveremo invece a 100mila tamponi al mese, perché i reagenti ci sono. Non ci sono responsabilità, perché nessuno poteva fornirci un materiale che non c'era. Le diagnosi le facevamo in ospedale. Tutti hanno fatto del loro meglio per salvare vite, anche triplicando i posti in terapia intensiva. Spero che alla fine tutti ci ricorderemo quanto di buono è stato fatto dal servizio. Aggiungo che nessuno in Emilia ha pagato 3mila dollari per fare un tampone e io fino a che lavorerò non accetterò un sistema del genere. Tutti devono essere curati allo stesso modo".
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