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Pagliuca: “Io e Roberto abbracciati a Usa ’94”

In vista della sfida di domani sera al Dall’Ara tra Italia e Romania, il Corriere di Bologna ha intervistato l’ex portiere della nazionale e del Bologna Gianluca Pagliuca. Il ‘gatto di Casalecchio’ ha disputato in carriera...

Redazione TuttoBolognaWeb

In vista della sfida di domani sera al Dall'Ara tra Italia e Romania, il Corriere di Bologna ha intervistato l'ex portiere della nazionale e del Bologna Gianluca Pagliuca. Il 'gatto di Casalecchio' ha disputato in carriera tre mondiali: "Italia '90, Usa '94 e Francia '98, due da titolare e uno da terzo portiere. Poi anche due Olimpiadi a Seul e Atlanta collezionando 39 presenze in maglia azzurra. Più di me solo Buffon, Zoff e Zenga". Sulla partita più bella, Pagliuca non ha dubbi: "Italia-Norvegia a Franca 1998, parai qualsiasi cosa". Sulla finale Mondiale persa a Pasadena, Pagliuca la racconta così: "Per certi versi è stata una festa quel Mondiale, arrivare alla finale è stato bellissimo. Dimenticare quella cavalcata è impossibile, mancò pochissimo per vincere. Parai un rigore su quattro, ne sbagliammo tre su cinque. Se penso che Buffon è diventato campione del mondo senza pararne nemmeno uno".

Gli viene chiesto del fatto che Donadoni non volle calciare il rigore in quella finale, Pagliuca risponde così: "Sono cose delicate, avendolo sbagliato quattro anni prima non se la sentì". Si passa poi a qualche aneddoto del Donadoni giocatore: "Era sempre il primo a tirare il gruppo, professionale e rispettoso. Negli Usa era mio compagno di camera, silenzioso e misurato come lo ero io. Poi si portava le scarpe in camera e le lucidava. Era precisissimo. Inoltre ricordo Italia-Spagna 2-1 di Usa '94, gol di Baggio, mi ritrovai abbracciato a Roberto quando la partita non era ancora finita". Un commento invece sul Donadoni allenatore: "Era attento a tutto prima, lo è ancora di più oggi. Cura i dettagli. Non sono sorpreso quando lavori tanti anni con Sacchi".

Chiusura sulla Nazionale, su Conte e sull'Europeo di Francia: "L'Italia sta crescendo bene, Conte è un maniaco dei dettagli come Sacchi, il quale quando prese la nazionale da Vicini fece una rivoluzione. Partì da zero quell'Italia come sta facendo ora questa".

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