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La Virtus batte Pesaro e si cava dall’ultimo posto

79-75 il risultato finale, ma la differenza canestri resta a favore dei marchigiani

Luca Lollini

La notizia è una: nello scontro salvezza la Virtus batte Pesaro all'Unipol Arena e la lascia all'ultimo posto, in compagnia di Torino e Capo d'Orlando. Le sfumature invece sono due, di opposte cromature: i bianconeri finalmente si portano a casa uno scontro diretto, il primo stagionale, ma nel finale di gara scalpellano malamente l'opera gettando via la possibilità di ribaltare la differenza canestri, rimasta a favore dei marchigiani. Chiaramente un peccato, con la speranza che a fine stagione lo si possa bollare come "veniale".

Valli si gioca la panchina e ritrova in rotazione Allan Ray, che però parte a sedere. Tra le fila di Pesaro il pericolo numero uno è Austin Daye, ventisettenne dai trascorsi NBA che viaggia a oltre venti punti di media a gara. Non è però lui a far partire con le marce alte gli ospiti, che volano sul 4-14 con Shepherd e Christon sugli scudi. La Virtus è ingolfata e solo l'ingresso del capitano a metà quarto le consente finalmente di ingranare e raggiungere il -2. Una bomba di Lacey e una persa sanguinosa di Hasbrouck che regala a Christon una schiacciata in campo aperto, però, fanno chiudere la frazione con uno 0-5 in trenta secondi che ricaccia indietro i bianconeri.

Tra un fischio arbitrale e l'altro (severo anziché no il metro di giudizio), nel secondo quarto la Virtus sale sull'altalena, arrivando spesso a contatto degli avversari senza però mai impattare. Il bonus esaurito dalla Consultinvest prima di metà frazione non viene sfruttato, così come la stessa Pesaro non sfrutta i tiri dalla lunetta (36% in questi dieci minuti, 64% il dato finale). Negli ultimi minuti, però, i bianconeri si fanno sotto con più decisione trovando (alleluja) il canestro dall'arco con Vitali, Mazzola e Fontecchio: tre bombe in novanta secondi che le consentono di mettere avanti il naso per la prima volta e andare a riposo sul 43-40.

Il terzo quarto, iniziato con 4 punti in fila di Mazzola, col passare dei minuti si rivela un mezzo delirio cestistico. Lydeka guida infatti uno 0-11 al quale la Virtus oppone palle perse e difesa relativa. Pittman risulta non pervenuto, Lydeka ne approfitta e fa girare i suoi. Valli ributta nella mischia Ray sperando sortisca lo stesso effetto del primo quarto, ma l'unica cosa che arriva è il suo quarto fallo. Ma saranno proprio i falli a dare un'altra svolta alla gara, a danno degli ospiti. Dopo una schiacciata rabbiosa di Pittman a fermare l'emorragia, infatti, Daye si sente fischiare passi e decide di commentare applaudendo ironicamente la decisione: tecnico e quarto fallo. Trenta secondi più tardi è il turno di Lydeka, fin lì decisivo, sanzionato con antisportivo e tecnico nella stessa azione offensiva: anche per lui i falli salgono a quattro. Coi giri in lunetta i bianconeri tornano sul +1 a 54-53, ma il quinto fallo di Allan Ray precede un controparziale pesarese di 0-6. Fontecchio, uno dei migliori, indovina la prima tripla virtussina della frazione (1/6), e all'ultimo secondo un canestro di Odom in azione solitaria vale il 61-60. Si può riprendere fiato, finalmente.

Sono ancora Odom e Fontecchio i protagonisti all'inizio dell'ultima frazione, portando la Virtus sul 66-60 e costringendo Pesaro al time-out. Al rientro in campo Cuccarolo stoppa Daye, e la partita sembra mettersi decisamente sui binari giusti per i padroni di casa. E' a questo punto che si comincia a guardare anche alla differenza canestri, discriminante nel caso di arrivo a pari punti in classifica: all'andata i marchigiani vinsero di 5, bisogna fare meglio e la Virtus pare riuscirci, costruendo un vantaggio che raggiunge anche gli 11 punti a 2 minuti e mezzo dalla fine. Sessanta secondi più tardi il distacco si tiene saldo sulle 10 lunghezze, tuttavia qui qualcosa si intoppa. Pesaro indovina uno 0-5 con Christon e una tripla di Daye, fuori per falli subito dopo, e due liberi di Gaddy (MVP con 18 punti e 4 assist) rendono ancora la differenza punti appannaggio bianconero. Christon sbaglia da sotto e sembra fatta, ma Hasbrouck perde palla e con il suo secondo fallo del match regala a Lacey il gioco da tre punti che fissa il risultato sul 79-75 a cinque secondi dalla fine. Valli chiama time-out, ma quello che venga disegnato non è chiaro: dopo la rimessa, infatti, Hasbrouck tiene la palla ferma per tre secondi prima di scaricarla disperatamente, con la Virtus che non riesce nemmeno a tentare la preghiera.

La partita è vinta, ma un motivo di rimpianto c'è anche stavolta.