"L'obbligo di rispondere alla convocazione deriva da una regolamentazione Fifa e non dal contratto di lavoro - ha proseguito Grassani - I trasferimenti per raggiungere le rispettive squadre nazionali potrebbero astrattamente non essere considerati riconducibili a motivi di lavoro e forse incompatibili con i provvedimenti dell’ultimo Dpcm".
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