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C’è un po’ di Stefano in ogni giornalista

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Stefano aveva un consiglio buono per tutti, ha plasmato tanti e riusciva a trovare sempre un lato positivo: c'è un po' di lui in ogni 'allievo'

Manuel Minguzzi

Mentre ieri sera gioivo per il trionfo della Virtus in Eurocup non ho potuto non pensare anche a Stefano e al Civ. Eviterò ogni tipo di papello retorico, ma per chi fa questo mestiere l'essenza trasmessa da Stefano resta indelebile. E se sono qui a scrivere queste righe, su un sito che esiste da dieci anni, e se faccio radio, è anche per Stefano. Un po' colpa sua, dunque, se qualche lettore non dovesse sopportare i miei scritti.

Battute a parte, oltre una dozzina di anni fa scrissi a Stefano, anche in maniera un po' sfacciata, per fargli leggere qualche mio articolo, quelli che se rileggessi oggi troverei imperfetti in ogni sua riga. Studiavo ingegneria, ma ero impantanato e sognavo questo, cioè tutto ciò che sto facendo ora. Mi serviva capire se alla base ci fosse un minimo di stoffa e predisposizione per poter poi compiere una scelta di vita coraggiosa. Purtroppo, nel corso degli anni non ho più ritrovato la risposta originale di Stefano, ma in mezzo a tanti consigli, e a qualche avvertimento benevolo, ricordo a memoria, spero di non sbagliare, un “puoi avere un futuro” a cui mi aggrappai. Mi convinsi di avere qualche capacità e tentai. Ed eccomi qua. Non l'ho mai ringraziato abbastanza, anche quando mi colse in fallo su un record temporale di sconfitte consecutive di Donadoni; una ricerca storica fallace. Cose che possono accadere, ma sarebbe meglio di no. Ecco, penso che tutti coloro che lo hanno conosciuto, tutti coloro che hanno lavorato con lui, conservino un suo prezioso consiglio. C'è un po' di lui in ogni giornalista.